E se domani – e sottolineo se – il premier italiano dovesse portare, alla Casa Bianca, le eccellenze del rap nostrano? Ne chiamerebbe alcuni che sono in questo disco. Chiamerebbe i sempreverdi Uochi Toki. Ma soprattutto, naturalmente, l’autore qui in oggetto: Murubutu. Alessio Mariani – almeno così all’anagrafe – giunge al suo quarto LP dopo aver messo la medaglia al proprio Everest artistico: “Gli ammutinati del Bouncin’ (Ovvero mirabolanti avventure di uomini e mari)”, reo d’aver generato, due anni fa, aspettative già altissime per un ancora non identificato seguito.
Beh, quel seguito, eccolo a noi: L’uomo che viaggiava nel vento (E altri racconti di brezze e correnti). E le aspettative? Confermate, confermate. Mantenendo – e ci mancherebbe altro – la linea del concept album, il rapper emiliano gonfia le vele della sua eccezionale scrittura grazie al filo pe(n)sante del vento: protagonista assoluto per quasi un’ora di flow senza rivali. Non è un mistero che i rimandi letterari costanti elaborati dal Nostro rappresentino, sulla scena tricolore, un unicum da salvaguardare, rendendo l’ascolto un’acquisizione da esperire leggendo.
Sull’onda di beat moderatamente tradizionali, Mariani cavalca storie di reietti, abbandonati, costretti, folli. Ognuno di loro, comunque, in direzione ostinata e contraria. Vista una certa tendenza fuzzy di un sofferente cantautorato, qualcosa di estremamente vicino a una tradizione solo apparentemente lontana.
La composizione di Murubutu si muove da sponde più smaccatamente pop (vedi, su tutte, il singolo Grecale: campionamento dell’arcinota “River Flows In You” incluso) ad assalti frontali duramente ombrosi (Bora, con la spalla di Dj T-Robb). Da ritornelli più che orecchiabili (la bellissima Mara e il maestrale) a depistaggi quasi hardcore (Isobarre). Senza abbandonare, in nessun caso, un’attitudine allo storytelling per niente paga della superficie. Con una dedica imperiosa, quella al catanese Angelo D’Arrigo: lui, il compianto campione di deltaplano, è giusto L’uomo che viaggiava nel vento.
Tra Umberto Eco, Yves Bonnefoy, Hermann Hesse e altre penne magistrali, Alessio pone confidenza nell’inchiostro, intridendolo di un certo sangue. Per ritornare, com’è d’uopo, all’universo ormai accademicamente letterario, forse in quest’opera svetta un messaggio. E cioè che la risposta non sta, insomma, soffiando nel vento. E cioè che la risposta, insomma, è il solo vento: ”E ora vive un nuovo corpo che è tutt’uno con il cielo / Abbandonato il vecchio corpo dentro ad uno ultraleggero / Guida i nuovi migratori, guarda in basso pochi istanti / Scrive in cielo nuovi i sogni con i venti dominanti”.
(2016, Irma / Mandibola)
01 Anemos – Introduzione
02 La bella creola
03 Grecale
04 Scirocco (feat. Rancore)
05 Mara e il maestrale
06 Bora (feat. Dj T-Robb)
07 Dafne sa contare (feat. Dia)
08 Levante (feat. Dargen D’Amico & Ghemon)
09 Linee di libeccio
10 Il re dei venti (feat. La Kattiveria)
11 Isobarre
12 L’armata perduta di Re Cambise
13 L’uomo che viaggiava nel vento (feat. Amelivia)
14 L’ultimo soffio – Conclusione
IN BREVE: 3,5/5