Sono passati quattro anni da “Simulation Theory” (2018), un album sicuramente coraggioso e all’avanguardia che però non aveva convinto del tutto, in quanto mostrava i primi segni di cedimento per una band che, dopo una carriera discografica impeccabile, rischiava di diventare la copia di se stessa. È anche per questo motivo che fecero parecchio discutere le dichiarazioni di qualche mese fa di Matthew Bellamy, il quale definiva Will Of The People “senz’altro il nostro miglior disco”. Dichiarazioni che hanno reso l’attesa per il nuovo lavoro carica di curiosità.
Un primo assaggio lo abbiamo avuto con i quattro singoli che lo hanno anticipato. Won’t Stand Down si apre con una citazione probabilmente non voluta a “Take On Me” degli A-ha ed è un pezzo che vuole disperatamente assomigliare al macigno che fu “Supermassive Black Hole” all’epoca, senza però riuscirci; lodevole il lavoro dietro le pelli di Dominic Howard. I due singoli successivisono probabilmente i due migliori pezzi della raccolta: entrambi trovano il loro punto di forza nelle geniali melodie vocali di Bellamy che ti si ficcano in testa senza lasciarti più andare e in una strumentale cadenzata che funziona alla perfezione; tuttavia, non sono esenti da difetti: Compliance è una canzone che con il suo tappeto di synth avrebbe funzionato nel 1985 e forse nel 2022 risulta un po’ datata; Will Of The People invece ha il problema di avere un coro che non prova neanche minimamente ad allontanarsi da quello di “The Beautiful People” di Marilyn Manson. Kill Or Be Killed è l’ultimo singolo, un pezzo che contiene tutti i cliché del nu metal, ma che sfoggia melodie interessanti e un assolo incredibile.
Il resto dell’album non aggiunge molto altro: Liberation è un tentativo di scimmiottare i Queen che risulta patetico e di cattivo gusto, Verona e Ghosts sono due ballate, la prima riuscita grazie a un ottimo arrangiamento, la seconda un po’ meno, e You Make Me Feel Like It’s Halloween è un interessante esperimento a livello di produzione, che in questo disco è stata interamente gestita dalla band stessa. Chiude l’album We Are Fucking Fucked, un pezzo interessante e non canonico, il cui titolo lascia poco spazio alle interpretazioni e rispecchia bene il periodo storico attuale (nel testo vengono citati la guerra e il virus).
I Muse hanno sempre avuto la peculiarità di riuscire ad essere al passo coi tempi all’uscita di ogni loro album. È dunque strano che il trio britannico abbia deciso proprio in questo periodo di far uscire un lavoro tanto ricco di sonorità anni ‘80 e ‘90? Forse no, considerando il sentore di Guerra Fredda che sta attraversando l’Europa da inizio anno. Tuttavia, così facendo viene messa da parte quella caratteristica originalità che ha sempre reso la band in grado di cambiare le regole del mercato musicale.
In conclusione, “Will Of The People” è un viaggio nelle paure dell’essere umano, ricco di sonorità apocalittiche e di tematiche che rispecchiano alla perfezione il mondo in cui viviamo. È un album che contiene al suo interno pezzi degni della carriera della band (Compliance, Verona) ma che sembra essere stato scritto in fretta e senza sapere bene che direzione prendere. Il risultato non è altro che un’accozzaglia di generi musicali lontani fra loro e mischiati con poco criterio, volta inevitabilmente a generare tanta confusione all’orecchio dell’ascoltatore.Punto di forza la produzione che, nonostante a volte risulti essere un po’ troppo pomposa (Won’t Stand Down), permette all’album di suonare come un’opera unica.
(2022, Warner)
01 Will Of The People
02 Compliance
03 Liberation
04 Won’t Stand Down
05 Ghosts (How Can I Move On)
06 You Make Me Feel Like It’s Halloween
07 Kill Or Be Killed
08 Verona
09 Euphoria
10 We Are Fucking Fucked
IN BREVE: 3/5