Arpista e compositrice losangelina dal talento cristallino, Nailah Hunter ha dalla sua un vastissimo campionario di influenze che le sono valse l’attenzione di molti. Lovegaze, il suo esordio sulla lunga distanza, esce su Fat Possum e prova a fare chiarezza fra la miriade di suggestioni che convivono nella mente di Hunter, riuscendoci solo in parte. È chiaro come il substrato folk sia il minimo comune multiplo della sua proposta, un piglio antico fatto proprio e attualizzato da Hunter in modo convincente. Ma è nei vari elementi che vengono fuori dall’ascolto che si riscontra una varietà d’ispirazione a tratti confusionaria per il modo in cui vengono accostati: il trip hop accennato di Through The Din, i synth r’n’b di Finding Mirrors, l’ambient spaziale di Cloudbreath, sono tutte declinazioni di un verbo di cui non si conosce ancora il significato. A cavallo tra alt pop e new age, tra ombroso misticismo e aperture ariose, quello di Nailah Hunter è un debutto che ne conferma le qualità ma anche la necessità di una strada più chiara da seguire.
2024 | Fat Possum
IN BREVE: 3/5