I Naomi Punk sono un trio punk di Olympia. Come incipit non potrebbe esserci niente di più semplice e banale, considerato che la suddetta etichetta musicale è spiaccicata anche sul loro stesso nome. Tuttavia, i territori in cui si muovono questi musicisti sono sì, quelli del punk, ma sconfinano e si perdono altrove. Un esempio semplice per rendere l’idea: prendete Motorcade e sentirete un andamento quasi psichedelico, puntellato di chitarre grunge e flauti!
Il gruppo nasce in una città cruciale per la scena punk statunitense e il movimento riot grrrl, dunque l’influenza di tutto questo brulicare di sonorità taglienti era inevitabile: schitarrate flaccide, lo-fi, ritmi sbilenchi e ubriachi, con un piede negli anni ’80 (My Shadow) e uno, decisamente, nei primi anni ’90. Yellow è un lavoro composto da 25 pezzi divisibile in due, ma anche in tre parti se preferissimo avere il tempo di digerirlo meglio e più lentamente. Dopo due intro, fatte di suoni amalgamati che richiamano autoveicoli di passaggio, venti che soffiano, penne che scrivono, elettricità, iniziamo a respirare già un certo nervosismo e una certa inquietudine.
I ritmi sono sbilenchi, sincopati, il risultato deformato dell’influsso esercitato da una strana forma di radioattività. Dimenticate, dunque, la forma canzone classica, anche se ne sentirete qualche pizzico ed eco lontano. Si potrebbe avvertire la sensazione che questi ragazzi non sappiano dove andare a parare, che abbiano preso gli strumenti e abbiano seguito un lungo e schizofrenico flusso di coscienza, attorniati dalle visioni di carote di Chernobyl, alberi, pipe di tigre, tori, catene e scorpioni. E a proposito dello Scorpione, che troviamo come elemento quasi costante nell’album (Scorpion Demo, Scorpion Glue, Scorpion Theme), i nostri in origine si facevano chiamare The Scorpions e sotto quella designazione amavano jammare per ore e ore, fino a quando non hanno trovato un codice comprensibile a tutti e tre che diventasse una sorta di linguaggio personale comune.
Non sembra però essere un disco maturo, “Yellow”, piuttosto un album di sperimentazione, di passaggio. Sembra di ascoltare tre ragazzi che si sono divertiti a registrare delle demo nel loro garage, con un sacco di buone idee germinali ancora tutte da sviluppare e delineare in forma e qualità migliori. Ma non è, tuttavia, totalmente così: si capisce che la forma e la decostruzione sono appositamente ricercate, come marchio stilistico la prima e forma di sperimentazione la seconda. Ma cosa significa esattamente per i Naomi Punk sperimentare? Significa decostruire il punk, il pop, il rock in generale alla ricerca di una forma personale di espressione, all’interno di forme musicali già macinate e ri-macinate all’infinito.
Dunque, decostruzione è la chiave di volta per capire il concetto generale della loro modalità sperimentale e di quest’album, che non segue nessuna regola di composizione del rock attuale. Lo definiscono, inoltre, concettuale, perché come Picasso ha avuto un periodo blu, loro ne hanno avuto uno giallo. Le tematiche affrontate dalle liriche sono cariche di rabbia e risentimento nei confronti della violenza che la società capitalistica esercita sugli individui, contro le menzogne della società industriale, all’interno della cornice tematica più ampia relativa alla dicotomia tra natura e società.
È una disco che attira sicuramente chi vuole scostarsi dai territori attualmente battuti dalla maggior parte delle band, e chi vuole perdersi giocando con suoni ruvidi e graffianti che si muovono nell’aria senza bussola in mezzo a una piacevole atmosfera anni ‘80/’90.
(2017, Captured Tracks)
01 Introduction I
02 Introduction II
03 Chernobyl Carrot
04 Cookie
05 Cardboard
06 Thru The Trees
07 Chapter II
08 Tiger Pipe
09 My Shadow
10 Gotham Brake
11 The Sound Of Music
12 Scorpion Demo
13 Perfect
14 On Mi Mind
15 Scorpion Glue
16 Matroska
17 Yellow Cone Hat
18 Carniceria
19 Motorcade
20 Chains
21 Taurus
22 70 Cents
23 Journey To The Top
24 Cookie II
25 Scorpion Theme
IN BREVE: 3/5