All’americana Natalie Prass potrebbe davvero non mancare nulla: un amico di un certo spessore come Matthew E. White con la sua Spacebomb (etichetta ma anche e soprattutto comunità di musicisti), una voce soave, un songwriting delicatissimo e non da ultimo un bel faccino che ad avercelo non fa mai male. E allora cos’è che va storto – o meglio, non alla perfezione – in questo suo omonimo esordio? Natalie Prass è, fondamentalmente, un lavoro che risulta troppo spesso eccessivo.
Al primo ascolto è inevitabile perdersi nei ritratti a tinte pastello dipinti dalla Prass: i fiati jazzati di Your Fool, gli archi sovrabbondanti di Christy che dettano il ritmo, l’afflato da soul bianco à la Joan As Police Woman di Why Don’t You Believe In Me, l’incedere da musical della conclusiva It Is You. E poi le lyrics, incentrate su storie d’amore tristi ma raccontate con una leggerezza vocale e verbale che la differenzia, ad esempio, da Sharon Van Etten, giusto per citare un’altra che in quanto a spasmi amorosi ne sa più di qualcosa.
Ma è con gli ascolti successivi che monta un certo barocchismo disturbante che non ti aspetteresti mai da un lavoro che vorrebbe essere cantautorale ma diventa fin troppo orchestrale. Gli ottoni che all’inizio ammaliavano finiscono per sovraccaricare troppo le trame dei brani, la produzione si rivela oltremodo pacchiana e – nonostante venga comunque fuori bene – la voce di Natalie finisce per perdere gran parte della sua incisività.
A questo debutto a firma Natalie Prass manca il pathos, quello che ha fatto le fortune della già citata Van Etten, di Angel Olsen con quel gioiello che è stato lo scorso anno il suo “Burn Your Fire For No Witness” o della canadese Feist. Peccato, perché i presupposti per un grandissimo album c’erano tutti.
(2015, Spacebomb)
01 My Baby Don’t Understand Me
02 Bird Of Prey
03 Your Fool
04 Christy
05 Why Don’t You Believe In Me
06 Violently
07 Never Over You
08 Reprise
09 It Is You
IN BREVE: 2,5/5