Essere nudi di fronte al mondo. Succede. Succede che una tazza di caffè nero bollente e quattro pareti confortevoli non bastino per coccolarti. Nick lo sa. Sa cosa si prova a patire la solitudine e quindi non ci prova nemmeno a fingere. Via i baffi alla Kit Carson, via la faccia marcia, via le turbolenze orgasmiche e la scimmia rock‘n’roll di bollo Grinderman, oggi per Mr. Caverna ci sono i dubbi: “cosa c’è di vero in una cosa chiamata wikipedia?” – ha detto. “Cosa ci è rimasto di importante, veramente importante?” – s’è arrovellato.
Ed ecco che Push The Sky Away è, di Cave, il blues disperato alla ricerca di una catarsi. Un quindicesimo disco importante per lui e per i Bad Seeds, intanto perché orfano, per la prima volta, del chitarrone di Mick Harvey, e poi perché mostra i semi cattivi in versione anti-rottamatoria. Nick scrive un disco pensieroso, immobile. Scordatevi le pallottole e i bungee jumping hard blues, lo scenario è quello di un luna park che tristemente chiude i battenti (”giostre smantellate e lampioni spenti”, Wide Lovely Eyes), di un pellegrinaggio arreso nella via delle puttane (Jubilee Street) per vedere l’effetto che fa, e poi del risveglio dopo aver scritto l’ennesima canzone (Finishing Jubilee Street).
I Bad Seeds suonano i pensieri di Cave con delicata turbolenza: canzoni disturbate, qualche volta sottili, ma sempre ricche di pathos (We Real Cool); pathos che Cave raccoglie e impasta alla sua voce rotta dalla fatica e dal tempo. Un re nudo, Nick, anche se in copertina veste il suo solito completo scuro ed è una donna, in punta di piedi, a mostrare le sue vergogne. Un re nudo Nick, evviva il re.
(2013, Mute)
01 We No Who U R
02 Wide Lovely Eyes
03 Water’s Edge
04 Jubilee Street
05 Mermaids
06 We Real Cool
07 Finishing Jubilee Street
08 Higgs Boson Blues
09 Push The Sky Away