Esattamente tre mesi fa, in una fresca domenica d’inizio estate, il Castello Sforzesco di Milano ospitò un evento musicale gratuito imperdibile: Nicolas Godin (per chi non lo sapesse una buona metà degli Air) alle prese con il suo primo album solista, in un’anteprima così esclusiva da fare scattare il divieto di fotografare la setlist a fine esibizione. Godin sfoggiò una classe e un talento fuori dal comune, presentando il suo lavoro in studio capace di stregare fin dal primo ascolto.
Ascoltando dopo mesi di attesa l’album il giudizio non può che essere positivo, nonostante dal punto di vista emozionale perda qualcosa rispetto all’esecuzione live. Contrepoint è infatti quanto di più diverso possa esserci dal classico spin-off solista: l’album è vitale, ispirato e brillante, grazie al delicato momento artistico di Godin che ha enormemente pesato in fase di concepimento. Persa l’ispirazione e le motivazioni con gli Air, il buon Nicolas anziché forzare una situazione divenuta innaturale ha preferito rinunciare a incassi facili e ha iniziato a studiare Johann Sebastian Bach. Sentite cosa dice l’artista parigino del genio musicale tedesco: “Il clavicembalo ben temperato di Bach è come una Bibbia della musica, dentro c’è tutto quello che sappiamo della melodia”. E ancora: “Ho rispettato le carte di Bach ma ci ho giocato un gioco diverso: la perfezione è già sulla carta, non c’era bisogno di ricreare qualcosa di perfetto. Bach permette questa libertà, con Beethoven e Chopin sarei ridiventato una scimmietta”.
“Contrepoint” è dunque un disco affascinante anche per l’estremo coraggio che l’ha generato, figlio di molteplici ispirazioni. Non solo Bach (anche se in questo caso più che d’influenza dobbiamo parlare di viaggio di Godin all’interno della musica del compositore di Eisenbach, che permea l’intero disco a cominciare dall’iniziale Orca), ma anche tanto altro. Se Club Nine paga pesantemente dazio alla musica jazz, lo stesso può dirsi della raffinatissima Clara rispetto alla bossa nova brasiliana. Quei due è invece un brillante cantato-parlato in chiave erotica (i riferimenti a “Je t’aime moi non plus” di Gainsbourg sono palesi), con un efficace testo in italiano di Alessandro Baricco. La varietà stilistica dell’album è pressoché totale: nei sette minuti di Bach Off il francese attraversa senza fatica una quantità impressionante di generi musicali e il risultato è delizioso.
Il momento migliore dell’album vede però Bach nuovamente presente: la straordinaria Widerstehe Doch Der Sünde è una ricercatissima ballad in salsa Air che si rifà alla Cantata Numero 54 del compositore tedesco. Gli Air più vivaci si avvertono anche in Glenn, brano dove si può avvertire il travaglio artistico che ha accomunato Godin e Glenn Gould, che smise di esibirsi dal vivo in giovanissima età. La riappacificante Elfe Man chiude un disco da amare nella sua stravaganza, che va ben oltre il mero esercizio di stile. Il rischio di un calderone di generi musicali malriuscito era dietro l’angolo, ma Godin con la sua classe ha superato brillantemente la prova.
(2015, Because Music)
01 Orca
02 Widerstehe Doch Der Sünde
03 Club Nine
04 Clara
05 Glenn
06 Quei Due
07 Bach Off
08 Elfe Man
IN BREVE: 4/5