Sembrano un gruppo di giovincelli sbarbati questi Okkervil River, col loro sound fresco che li differenzia un bel po’ da gran parte delle indie-band in giro di questi tempi, con la voce limpida ed adolescenziale di Will Sheff a raccontarci le sue storielle. Poi guardi un attimo la data di formazione della band texana e ricordi con un certo stupore che è attiva da più di dieci anni, periodo trascorso mica al drive-in bensì a fare musica, con la bellezza di cinque album all’attivo. Ampia discografia culminata con quel “The Stage Names” dello scorso anno, salito agli onori delle cronache musicali come una delle migliori uscite del 2007. E che ora ha un fratellino gemello. Non monozigote però, è bene chiarirlo subito. Perché The Stand Ins è sì il degno successore del gioiellino del 2007, e di questo ne conserva i tratti peculiari, ma allo stesso tempo dimostra una forte ricerca di nuovi spunti da parte dei ragazzi di Austin. Gli Okkervil River non sono caduti, insomma, nel più facile e prevedibile dei passi falsi, ovvero il riciclarsi dopo un grande successo riproponendo la stessa formula, evitando di rimettersi in gioco. E tutto ciò è di per sé oltremodo apprezzabile. Aggiungiamoci poi che “The Stand Ins”, pur non avendo le punte di diamante di “The Stage Names”, gioca su una uniformità che il suo predecessore non riusciva ad avvicinare, ed il gioco è fatto, in appena due anni due lavori superbi ed assolutamente complementari. Il ritmo allegro e scanzonato di Lost Coastlines (in cui Sheff duetta con l’amico – e collega negli Shearwater – Jonathan Meiburg), il folk di dylaniana memoria di Singer Songwriter, l’indie-pop ricercato di Starry Stairs ePop Lie, e le immancabili ballate melense On Tour With Zykos (uno degli episodi migliori) e Bruce Wayne Campbell Interviewed On The Roof Of The Chelsea Hotel, 1979 (semplicemente stupendo il titolo) in cui gli Okkervil River danno sempre il meglio, fanno di “The Stand Ins” un album che abbandona i sentieri più malinconici per imboccare un andamento allegro che – a sorpresa – calza benissimo ai texani. E poi, saranno pure degli interludi/riempitivi, ma le tre brevi strumentali The Stand Ins (One, Two, Three) piacciono da morire. Menzione a parte per Will Sheff che, già ampiamente messosi in mostra negli anni passati, con “The Stand Ins” si conferma a pieno titolo songwriter e cantastorie di primissimo livello, tra i migliori per originalità nel comporre e sentimento nell’interpretazione.
(2008, Jagjaguwar)
01 The Stand Ins, One
02 Lost Coastlines
03 Singer Songwriter
04 Starry Stairs
05 Blue Tulip
06 The Stand Ins, Two
07 Pop Lie
08 On Tour With Zykos
09 Calling And Not Calling My Ex
10 The Stand Ins, Three
11 Bruce Wayne Campbell Interviewed On The Roof Of The Chelsea Hotel, 1979
A cura di Emanuele Brunetto