Scusate tanto, ma certe band sono semplicemente predestinate. Nel caso degli Ought, ad esempio, quattro bravissimi ragazzotti approdati per vie traverse a Montreal, Quebec, non vieni al mondo con un esordio pazzesco come “More Than Any Other Day” per poi morire pompiere già alla seconda uscita. E difatti, ad appena un anno di distanza dal predecessore, atterra tra di noi Sun Coming Down, incendiario come la stella madre di cui porta fieramente il nome.
Basta dare un ascolto alla portentosa Man From Miles – opener da sogno, marcia da combattimento alcoolico, soundtrack per una notte da non dimenticare – per comprendere la distanza siderale che separa la band in oggetto dal bluff. Se la lividissima ballad Passionate Turn e la deflagrazione post punk di The Combo sembrano punte di un iceberg ormai certamente grosso, la title track rende udibile a tutti l’impatto del transatlantico col peggiore dei blocchi di ghiaccio mai incontrati in mare: un brano a dir poco epico, essenzialmente bipartito e munito di una lunga, meravigliosa, catartica outro da titoli di coda, strette di mano e abbracci prima dell’impatto.
I quasi otto minuti di Beautiful Blue Sky, scelta non a caso come prima traccia promozionale della release sono, al netto della totalità dei pezzi, semplicemente, un biglietto da visita con sopra la nuda scritta: “Ought”. Vi si leggono tutti i riferimenti ai quali il quartetto è e sarà, giustamente, affiancato: dagli onnipresenti Television ai The Fall, dai Wire ai Sonic Youth, da Iggy Pop ai Public Image Ltd – e via d’incensi e mostri sacri.
Lo sgambetto sghembo di Celebration è un prontuario del perfetto singolone no wave, sembra un outtake clamorosamente dimenticato da qualche session del mai troppo compianto Lou Reed. Puntuale come una richiesta di risarcimento, On The Line nasce per far scatenare le platee nel tiratissimo concentrato del proprio refrain, un coito interrotto che anticipa il gran finale assegnato alla messianica, caotica circolarità di Never Better.
Fedeli alla linea ma in costante marcia sopra la stessa, gli Ought fugano ogni (in)comprensibile dubbio con la più classica delle più classiche manovre: scrivendo un secondo album eccezionale. Difficile, d’altro canto, fossero semplici meteore; complicatissimo, al momento, splendano e brucino come il sole; sacrosantissimo, tuttavia, prendano il loro importante posto tra i corpi celesti del rock. Shine on, guys.
(2015, Constellation)
01 Men For Miles
02 Passionate Turn
03 The Combo
04 Sun’s Coming Down
05 Beautiful Blue Sky
06 Celebration
07 On The Line
08 Never Better
IN BREVE: 4/5