Non è semplicissimo parlare di un disco di Benvegnù, ogni volta servirebbero un bel mucchio di parole, aggettivi e frasi che racchiudano forti suggestioni. Perché sono così le canzoni che il cantautore ex-Scisma sforna da qualche annetto. Perché hanno in se un ricco contenuto di poesia. “Tutti i respiri che ho sono per te”, con questo “respiro” di amore profondo Paolo Benvegnù apre Le Labbra, epico viaggio tra i sentimenti di una coppia d’amanti. Viaggio già anticipato da quel “14-19”, ep uscito lo scorso anno, correttamente apparso una sorta di antipasto tematico e sonoro di questo nuovo full length. Benvegnù spreme più che può la sua scrittura e la sua voce. Sono, le sue parole, “un taglio di rasoio (…) un colpo di fucile mentre fuori piove”, un continuo pressare sulla pancia dell’ascoltatore inondato dall’alta marea della sua poetica sentimentale, mai ordinaria, mai stucchevole, mai scontata, ma piuttosto graffiante come uno schiaffo inaspettato. Come la sua musica, d’altronde: un pop rivestito di elettricità, di chitarre insidiose, di rock. Ingredienti che a tratti sanno dannatamente del Morgan solista e che condividono il medesimo gusto di un cantautorato italiano in equilibrio tra letterarietà innata, inevitabile sostanza melodiosa, e l’ambizione d’essere, nel frattempo, anche cattivo al punto giusto. Pezzi come La distanza, L’ultimo assalto, 1784 sono ereditati direttamente da quel “Piccoli Fragilissimi Film” che, nel 2005, aveva convinto tutti. Brani come Jeremy (no, non è Benvegnù che coverizza i Pearl Jam) o Cinque secondi mostrano, invece, un piglio più sperimentale con archi, piano e inframezzi strumentali. E poi? E poi c’è che, quando “1784” si esaurisce lentamente risucchiata dalla fine dell’album, chi ascolta si sente come svuotato. Perché il disco ha avuto l’effetto di “sballottarlo” nella centrifuga emozionale delle canzoni di Benvegnù, tra amore assoluto, tristezza assoluta, sentimenti assoluti. Perché “Le Labbra” è, innanzi tutto, un disco su uomini e donne, sui loro rapporti normalmente complicati e concettualmente conflittuali. E quindi, di riflesso, un disco sull’esistenza che è, certo, tanto quotidiana quanto universale.
Nota: Andrea Franchi alla batteria e organo, Luca Baldini al basso e contrabbasso, Guglielmo Ridolfo Gagliano alle chitarre.
(2008, La Pioggia Dischi / Venus)
01 La schiena
02 Amore santo e blasfemo
03 La peste
04 Il nemico
05 La distanza
06 Interno notte
07 L’ultimo assalto
08 Jeremy
09 Sintesi di un modello matematico
10 Cinque secondi
11 1784
A cura di Riccardo Marra