Da parte degli artisti che abbiano superato quota cinquanta alla voce “primavere”, siamo ormai adusi a sopportare ogni sorta di intollerabile esperimento sonoro: ci abbiamo fatto il callo. Nonostante ciò, a sentire il Modfather in persona parlare di psichedelia e di “groundbreaking album” abbiamo tremato, lo ammettiamo. Ma il Modfather non è diventato una figura di culto nella stessa incomprensibile maniera dei signori Gallagher: ha sempre rifuggito la mediocrità, ha sempre rifuggito l’applauso facile ma, allo stesso tempo, è sempre riuscito a convogliare le proprie energie all’interno di progetti dei quali non fosse l’unico potenziale ascoltatore soddisfatto. E, così come ha sempre fatto, cambia ancora direzione, dopo l’interessante digressione del suo northern soul verso orizzonti jazz (e persino tango, Iddio lo protegga). A parte l’orribile titolo (Sonik Kicks, con tanto di “K” da sms), Weller ci costringe nuovamente a toglierci il cappello in un sorpreso “bravo!”, nuovamente affiancato dal fido Steve Cradock, ormai compagno d’avventura da ben vent’anni (sin dall’omonimo esordio solista di Weller nel lontano 1992), e forte di collaborazioni ormai consolidate come quelle di Noel Gallagher e Graham Coxon. Weller ci va giù pesante già da subito, con l’introduttiva Green, tiratissima cavalcata elettropsichedelica nella quale il basso sostiene un’orgia di chitarre ricolme di effetti quasi “space rock” e sulle quali il Modfather gioca con la voce e la stereofonia… e siamo ai primi tre dannati minuti! Non mancano episodi più convenzionali, come lo splendido singolo That Dangerous Age, che poi è convenzionale solo a livello melodico perchè si tratta pur sempre di un doo-wop psichedelico (con tanto di “shiii-dops”). O ancora come When Your Garden’s Overgrown, ma in generale Weller si lancia in derive inaspettatamente riuscite come il dub (in puro stile Gorillaz) di Study In Blue o la beatlesiana Paper Chase, entrambe di durata rilevante, entrambe grandiosamente riuscite. Insomma, l’egregio Sig. Weller, sempre impeccabilmente vestito e spesso insopportabilmente antipatico, ha aggiunto un’altra voce alla casella “cose fatte come si deve” e ci presenta un disco di musica di ottimo livello. Il 2 marzo era il compleanno dell’egregio Sig. Lou Reed… speriamo qualcuno gli abbia regalato una copia di “Sonik Kicks”.
(2012, Island)
01 Green
02 The Attic
03 Kling I Klang
04 Sleep Of The Serene
05 By The Waters
06 That Dangerous Age
07 Study In Blue
08 Dragonfly
09 When Your Garden’s Overgrown
10 Around The Lake
11 Twilight
12 Drifters
13 Paperchase
14 Be Happy Children
A cura di Nicola Corsaro