Con poca intelligenza e molto nazionalismo, ogni qualvolta mi trovo a dover ponderare o discutere di qualsiasi cosa provenga d’oltralpe ho il timore di non riuscire completamente a essere oggettivo, finendo per minare gran parte del mio output intellettivo.
Figurarsi il misto di inquietudine, ansia e prudenza quando ho approntato l’ascolto di Ti Amo, fresca ed estiva nuova release dei Phoenix, che ribalta il contesto prima descritto e mi trova ad affrontare un lavoro creato da francesi ma che vuole ergersi a elogio dell’Italia e della “joie de vivre” senza pensieri tipica del nostro modo d’essere. La band di Versailles, volendo fare un paragone calcistico, è il Fabio Grosso della scena alternativa europea: una serie di prestazioni eccezionali come quelle della ormai lontana estate 2006 l’hanno consegnato alla storia, risultando però un solitario exploit all’interno di una carriera fin troppo ordinaria.
Così i Phoenix già dallo scorso “Bankrupt!” (2013) han cominciato il loro personalissimo viaggio di ritorno sul Pianeta Terra, dopo che un capolavoro come “Wolfgang Amadeus Phoeni”x (uno dei migliori dischi del 2009) aveva stravolto un curriculum che fino a quel momento aveva raccolto il giusto da una serie di performance discrete ma non di certo trascendentali. “Ti Amo” quindi doveva essere il disco della verità: sfornare una nuova prestazione di eccellenza come in passato o livellare il percorso verso standard più accessibili?
Basta il primo minuto di J-Boy per ottenere la risposta, e purtroppo non è e mai sarà quella auspicata. Ridimensionato all’estremo l’utilizzo della chitarra, cardine delle più recenti uscite, i 36 minuti scarsi vengono imbottiti di suoni electro-pop a base synth che banalizzano l’insieme ma lo rendono, se ce ne fosse mai stato bisogno, ancora più accessibile. E banalità è ancora il concetto base quando si presta attenzione ai testi, che di certo non alzano il livello del disco citando Battiato, parlando di gelato e inscenando patetici siparietti telefonici.
Nonostante ciò, c’è da riconoscere a Thomas Mars e soci che divertire è un pregio e lo scanzonato incedere di queste 10 tracce coinvolge più di quanto dovrebbe, lasciando a tratti stupiti come in Tuttifrutti e Fior Di Latte (forse i brani che più rimandano al recente passato) e coinvolgendo l’ascoltatore disattento in un orgia di lollipop-sound che ha, nel far canticchiare i numerosi e iper zuccherati ritornelli, il suo fine principale.
Di Italia anni ’80 c’è ben poco, se non quello spirito di fondo che vuole ricreare un mood ormai estinto ma che, per chi Italiano è davvero, rivive ancora solo nei racconti dei propri genitori e in quella musica che ha accompagnato le estati del più solare dei popoli. Strano tentativo quello dei Phoenix, giustificabile in parte dalla loro innata e genuina verve, ma che risulta tuttavia fuori contesto e fuori epoca anche per la sfrontatezza con la quale questo LP è stato ideato e, con sottile arroganza, lanciato. Veramente troppo poco oltre qualche ascolto a finestrini abbassati sulla via delle nostre amate spiagge.
(2017, Glassnote)
01 J-Boy
02 Ti Amo
03 Tuttifrutti
04 Fior Di Latte
05 Lovelife
06 Goodbye Soleil
07 Fleur De Lys
08 Role Model
09 Via Veneto
10 Telefono
IN BREVE: 2,5/5