Guardando indietro agli anni ’90, ci si rende conto di come in quel periodo esistessero una miriade di formazioni che l’underground americano l’hanno messo sottosopra. Alcune di esse “ce l’hanno fatta”, sono salite agli onori delle cronaca per motivi “X” difficili da comprendere anche per chi segue certe dinamiche di mercato. Altre, invece, come i Polvo dalla North Carolina, la notorietà che avrebbero meritato non l’hanno mai avuta, rimanendo sempre compressi fra gli ascolti di un pubblico di nicchia. Che, però, li ha amati oltre ogni misura, apprezzando nella loro musica il perfetto connubio fra indie-rock – quello con la “I” maiuscola, non il surrogato dei giorni nostri che ne ha trafugato l’etichetta – e indole post-punk, il tutto direzionato verso i territori dell’allora neonato math-rock. Come la storia di gran parte delle band di cui sopra, a fine decade s’era conclusa anche l’esperienza dei Polvo, per la precisione nel 1998. E, sempre seguendo lo stesso copione, anche per loro è giunto il momento della fatidica reunion. I Polvo di oggi, di questo In Prism, sembrano non aver mai smesso di suonare e produrre musica insieme, nonostante i ben dodici anni trascorsi dall’ultima pubblicazione (“Shapes”, 1997). Lo spirito con cui Ash Bowie e soci si ripresentano sugli scaffali dei negozi è immutato, così come lo è la capacità di unire melodia e “rumore” in modo apparentemente banale. Le otto tracce che compongono “In Prism” sembrano provenire direttamente dal decennio scorso, con quel nevrotico noise di sonicyouthiana memoria a sferzare l’album (vedi Lucia), con quelle divagazioni prog da sempre nelle corde dei Polvo (vedi gli oltre otto minuti conclusivi di A Link In The Chain), con quell’innata abilità di far frastuono con dolcezza (vedi Beggar’s Bowl). A voler essere sinceri fino in fondo, però, una differenza una fra i Polvo pre-scioglimeno e quelli post-reunion la si nota, ed è la maggiore propensione verso l’aspetto melodico a discapito delle cavalcate noise che un tempo la facevano realmente da padrone. Ma è un peccato veniale che, giustificato anche dall’età che avanza, non inficia minimamente “In Prism”, una delle più liete sorprese dell’anno che si sta per concludere.
Nota: Ash Bowie (chitarra e voce), Dave Brylawski (chitarra e voce) e Steve Popson (basso) sono sempre al loro posto nella line-up dei Polvo, mentre il batterista Eddie Watkins ha ceduto il suo posto dietro le pelli a Brian Quast.
(2009, Merge)
01 Right The Relation
02 D.C. Trails
03 Beggar’s Bowl
04 City Birds
05 Lucia
06 Dream Residue / Work
07 The Pedlar
08 A Link In The Chain
A cura di Emanuele Brunetto