Ci sono gruppi che li riconosci alla prima nota, alla prima sillaba pronunciata, anche quando non ne sei uno sfegatato estimatore. E, per quanto ci riguarda, ciò non può che essere un enorme punto a favore, perché crediamo che essere “riconoscibili” sia l’obiettivo un po’ di qualunque artista. Nel caso dei Primal Scream, peraltro, non stiamo parlando mica degli ultimi arrivati o dei ragazzotti esordienti, tant’è che questo More Light segna la decima bandierina di una discografia strabiliante. Fra molti alti e qualche inevitabile basso.
A cinque anni di distanza dal precedente – e non esaltante – “Beautiful Future”, con una line up ridisegnata (con Simone Butler al basso dopo che Mani ha lasciato per rimettere in piedi gli Stone Roses) e con un produttore più vicino al cinema che alla musica (l’autore di soundtrack David Holmes), Bobby Gillespie e soci si ripresentano con un lavoro più vivo ed ispirato che mai. A partire dalla traccia d’apertura, 2013: anno di ritorno sulle scene della band, 9 minuti di casino che pochi altri avrebbero avuto il coraggio di piazzare ad inizio album, con un testo neanche tra i più leggeri, fra post-modernismo e un’analisi sociale mai sopita in Gillespie. Un po’ come a mettere subito le mani avanti: prendere o lasciare.
Le sonorità arabeggianti della seguente River Of Pain (altri 7 minuti) in tal senso confermano quanto detto ed aprono la strada ad un serie di spunti a dir poco variegati: c’è lo shoegaze di scuola Kevin Shields in Hit Void, un certo incedere trip hop in Tenement Kid, il noise di Sideman e il blues sbilenco di Elimination Blues (in cui compare niente poco di meno che Robert Plant ai gorgheggi). La mano del produttore, poi, si fa sentire fortissima in un brano come Goodbye Johnny, con quel mood e quei fiati che starebbero benissimo in un film di Tarantino. In mezzo a questo coacervo di input, il brano pigliatutto, radiofonico al punto giusto, c’è sempre ed è – non a caso – il singolo It’s Alright, It’s OK, curiosamente piazzato a fine tracklist ed a cavallo fra la simpatia per il diavolo dei Rolling Stones ed un paio di gemme tendenti al gospel contenute in “Screamadelica”.
Se proprio vogliamo trovarlo, il limite di “More Light” è – come spesso è accaduto nella storia della band – una certa prolissità, tanto nella lunghezza complessiva dell’album (praticamente 70 minuti di durata per 13 tracce, escluse le bonus I Want You e City Slang) quanto dei singoli brani, a volte portati fin troppo per le lunghe. Riflettendoci bene, però, questo spingersi oltre ogni confine compositivo cos’altro è se non l’essenza stessa dei Primal Scream? Come si diceva qualche riga sopra: prendere o lasciare.
(2013, Ignition)
01 2013
02 River Of Pain
03 Culturecide
04 Hit Void
05 Tenement Kid
06 Invincible City
07 Goodbye Johnny
08 Sideman
09 Elimination Blues
10 Turn Each Other Inside Out
11 Relativity
12 Walking The Beast
13 It’s Alright, It’s OK
14 I Want You (Bonus Track)
15 City Slang (Bonus Track)