La buona notizia riguardo The Day Is My Enemy è che si tratta con poco margine di dubbio del miglior lavoro dei Prodigy dai tempi dell’acclamato “The Fat Of The Lands”, quindi da 18 anni a questa parte. La cattiva notizia, sempre dietro l’angolo quando ce n’è una buona, è che Keith Flint e i suoi non alzano di un millimetro l’asticella della loro proposta, ancorati ad una formula di cui sono stati padri e padroni e che continuano a ripetere ad oltranza. Il problema è capire quale dei due aspetti prevalga.
Il singolo Nasty, primo estratto dal disco, ha il vestito di un brano cult come “Breathe” e in fase di lancio ha rappresentato una dichiarazione d’intenti bella e buona, una carta d’identità sbattuta in faccia a chi aspettava i Prodigy al varco. Ma tutto l’album paga pegno all’indole cyberpunk e alle radici big beat della formazione inglese, vedi Destroy e Rok-Weiler che si stagliano sul resto, piene zeppe come sono di breakbeat.
La tracklist è un po’ lunga, nel senso che almeno un paio di momenti (Get Your Fight On su tutte) allungano il brodo, ma l’impatto è come sempre devastante: conosciuto, atteso e annunciato, sì, ma pur sempre devastante. Solo due episodi come la cinematografica Beyond The Deathray e Invisible Sun col suo andamento trip hop rallentano i ritmi e il respiro di un album che, altrimenti, sarebbe una sequenza infinita di pugni nello stomaco.
Da un punto di vista meramente storico, inoltre, è sorprendente come i Prodigy se ne infischino delle repentine mutazioni di un ambiente, quello dance, che viaggia alla velocità della luce. Non esistono richiami all’EDM tanto di moda oggi (presa di mira con Ibiza, in compagnia degli Sleaford Mods) né al dubstep, né c’è un seppur minimo alleggerimento di quelle atmosfere malatissime figlie della cultura rave e oggigiorno un po’ datate.
Questa integrità gli fa certamente onore, ma l’impressione è che “The Day Is My Enemy” – e in generale i Prodigy – sia roba da nostalgici, da fascia 30/40 in vena di quell’amarcord che spesso è il male minore. Per tutti gli altri, se proprio lo preferiscono, c’è Skrillex pronto a soddisfarli.
(2015, Cooking Vinyl)
01 The Day Is My Enemy
02 Nasty
03 Rebel Radio
04 Ibiza (feat. Sleaford Mods)
05 Destroy
06 Wild Frontier
07 Rok-Weiler
08 Beyond The Deathray
09 Rhythm Bomb (feat. Flux Pavilion)
10 Roadblox
11 Get Your Fight On
12 Medicine
13 Invisible Sun
14 Wall Of Death
IN BREVE: 3/5