Dove stiano andando a parare i Pure Reason Revolution non ci è dato saperlo. Ci è evidente però che stanno spostando il baricentro della propria musica, dapprima adagiato su di un progressive rock raffinato e ben costruito, verso un sound più levigato e pop-oriented. Quando parte Les Malheurs sorge addirittura il dubbio che siano davvero loro a suonare: l’anima danzereccia tutto farebbe pensare fuorché che questo sia il brano inaugurale del sequel di quel gioiello, a metà tra Porcupine Tree e Pink Floyd, che fu “The Dark Third”. Un bivio, un punto di svolta che potrebbe anche apparire incomprensibile a chi richiede ad una band cambiamenti progressivi e non cataclismi dirompenti ed improvvisi. Pur avendo ampliato il loro codice genetico, il trademark del gruppo rimane però vivo e vegeto. L’atmosfera astrale (The Gloaming), complici anche gli intrecciati cori vocali dei singer Jon Courtney e Chloe Alper, è rimasta immutata, ma è ovvio che trovarsi al cospetto di una Bloodless (dove fa capolino una reiterazione degna dei Kraftwerk) o di una Deus Ex Machina (discendente della stirpe dei Depeche Mode) lascia in parte interdetti. Amor Vincit Omnia spiazza per la sua eterogeneità, mantiene ancora punti di contatto col passato più rock dei primi lavori, ma si apre ad una forma canzone elettronica che, non tanto per lo stile quanto per i risultati ottenuti, è ben lungi dall’aver assunto una fisionomia ben delineata. I nuovi termini di paragone sono LCD Soundsystem, Justice, Soulwax, ci si addentra in un territorio la cui morfologia necessita ancora smottamenti per trovare i giusti equilibri. Un album di passaggio, sicuramente, che ha in Victorious Cupid il più palese e sincero rimando a “The Dark Third”. L’incipiente impiego di patterns elettronici diventa quasi invasivo nei frammenti dove la vena rock scalpita per emergere ed affermarsi: sta a metà tra le due anime Apogee, dove si alternano aperture di chitarra più aggressive e movenze electro-pop, giungendo ad un refrain capace di farsi apprezzare. Citiamo volentieri anche Requiem For The Lovers, dove i dettami dei Nine Inch Nails diventano autentico dogma. O la lunga Disconnect. Titolo dell’opera d’etimo colto (preso da un quadro del Caravaggio del 1601-02), questo nuovo full-length dei Pure Reason Revolution rimane una pietra oscura il cui valore è tutto da decifrare. Un momento di transizione, questo è certo, che potrà essere compreso soltanto alla luce della futura mossa che il gruppo d’Albione compirà. A tutt’oggi però non ci esimiamo dall’esprimere sincere perplessità su cosa l’avvenire dei Pure Reason Revolution possa loro riservare.
(2009, Superball)
01 Les Malheurs
02 Victorious Cupid
03 Keep Me Sane / Insane
04 Apogee / Requiem For The Lovers
05 Deus Ex Machina
06 Bloodless
07 Disconnect
08 The Gloaming
09 AVO
A cura di Marco Giarratana