Storie di arcobaleni che si diradano, di tempi, quelli moderni, che s’assottigliano. Come una specie di calzino rivoltato, come un buco nero che accorpa il resto. Il mondo è così, un lago salato in piena. Perlomeno come lo vedono i Radiohead dal loro osservatorio speciale. A quattro anni dall’ultima apparizione, The King Of Limbs è questo: immergersi nel lago delle viscere, fare un viaggio interspaziale a bordo di un Caronte figlio di puttana. I Radiohead sono un’idea, lo sono dai tempi di “Kid A”, hanno capito cioè che fare musica oggi, con la desertificazione portata dal downloading e dalla fine del paradigma novecentesco, è soprattutto cercare di aggiungere qualcosa di definitivo. Qualcosa che provi a combattere, a rimanere scalfito nella superficie così vaga e terribile d’oggi. Non basta insomma scrivere una bella canzone pop, non basta fare un concerto fico, né una di quelle session fotografiche con bella roba vintage addosso. Serve un colpo al sistema, un contributo vero, in una parete sociale che perde pezzi, serve montare mattoni. “The King Of Limbs” ci prova a essere ramo di una quercia. Non parla di luce e colori come “In Rainbows” è vero, non parla d’amore alla maniera di quel disco che, nel 2007, aveva rivoluzionato completamente il modo di concepire l’ascolto e la fruizione della musica. S’infiltra invece nell’oscurità, nello stomaco di Thom Yorke e compagni. Ci mostra per davvero di cosa sono fatti i Nostri dentro. Una sorta di microchip, un codice. E da lì il quadro è più chiaro. I Radiohead credono in un presente bloccato. In un limbo. I suoi abitanti? Dei fantasmi. Passeggeri. Un album profondamente scuro, primordiale, elettronicamente tribale, gli eco sono quelli dell’amnesia di inizio millennio con quel trittico iniziale che è puro ballo al falò della mente (Bloom, Morning Mr. Magpie, Little Bye Little), poi ci sono le ballate aliene Codex e Give Up The Ghost e il notturno (alla maniera di “The Eraser”) Lotus Flower. E se proverete ad ascoltare questo disco leggendolo con la testa, se la vostra intenzione è seguire con la punta dell’indice il segno dei suoi significati, se vorrete prendere appunti sulle pieghe dei suoi rumori, vi troverete davanti tutta la paura di non riuscirci. Di fallire. Il viaggio nel buco nero è violento, pieno di scossoni, è amaro, ferale, lascia senza forze. Incosciente, come un uccello sott’acqua.
Nota 1: I Radiohead hanno annunciato il disco a sorpresa, solo 4 giorni prima dell’uscita. Il “modus” è simile a quello di “In Rainbows” e la scelta è modernissima. Dare così poco respiro porta curiosità stimolando il rimbalzo impazzito di opinioni e news tra gli utenti del web. “The King Of Limbs” non sarà concesso “a offerta libera” come il precedente album, ma seguirà un corso comunque similare. Dal 18 febbraio il downloading sul sito della band a 7 euro per gli mp3 e 11 euro per il formato wav. Per 36 euro si può ordinare il cosiddetto “newspaper album”, che dà diritto a due vinili 10’’, un cd fisico e la possibilità di scaricare l’album in digitale, vari poster e materiale grafico. Per il disco “fisico” distribuito dalla XL Recordings, invece, si dovrà aspettare il 29 marzo.
Nota 2: “Morning Mr.Magpie” risale alle session di “Hail To The Thief” ed era già apparsa sul web nel canale Radiohead “The Most Gigantic Lying Mouth Of All Time”.
(2011, Autoprodotto)
01 Bloom
02 Morning Mr. Magpie
03 Little Bye Little
04 Feral
05 Lotus Flower
06 Codex
07 Give Up The Ghost
08 Separator
A cura di Riccardo Marra