Dotata di un’ottima voce, la Morris si ispira ai Coldplay (Not Knowing, Love Again) e alla fondamentale Kate Bush: Under The Shadows e Closer sembrano venire direttamente dal repertorio della cantautrice di Welling.
Va da sé che, seppur incluso in un filone affollatissimo come quello del pop d’autore che mira all’alta classifica, “Unguarded” non cade mai in sputtanamenti o ruffianaggini eccessive. Sì, c’è la strizzatina d’occhio al new r’n’b con Do You Even Know?, c’è il duetto con Fryars (24enne artista londinese che miscela synth-pop anni Ottanta con le recenti derive della minimal-soul) che non ha nessuna utilità se non quella di fungere da reciproca pubblicità, ma sono peccati veniali che non disturbano poi tanto l’ascolto. L’unico difetto che balza all’orecchio è l’eccessiva omogeneità delle canzoni, più ci si addentra in profondità, più si nota come la Morris ci tenga un po’ troppo a non voler mai cambiare registro, sicura delle sue melodie suadenti e di quel taglio melodrammatico che alla lunga rischia di stancare.
Arrangiato con cura del dettaglio e caratterizzato da ampi riverberi su voce e strumenti che donano profondità all’ambiente sonoro, “Unguarded” è esteticamente ben fatto ma non mostra entusiasmanti tratti peculiari. Un debutto senz’altro dignitoso, ma speriamo che la Morris non sia un’altra delle tante eterne incompiute.
(2015, Atlantic)
01 Skin
02 Under The Shadows
03 Closer
04 For You
05 Love Again
06 Don’t Go
07 Unguarded
08 Cold (feat. Fryars)
09 Do You Even Know
10 Morne Fortune
11 This Time
12 Not Knowing
IN BREVE: 3/5