Neanche due settimane dopo che “Esoteric Malacology” degli Slugdge ha ridefinito gli standard di categoria con una prova heavy/death come non la si sentiva (forse) da un tale “The Sound of Perseverance”, i nordamericani Rivers Of Nihil piazzano una stoccata che condizionerà non solo l’anno corrente ma più probabilmente il prossimo futuro di certa musica estrema. La storia sembra un copione già letto e riletto centinaia di volte: un disco buono ma non eccezionale, utile a farsi giusto riconoscere nel calderone di magma metallico, seguito da un lavoro sophomore di maggiori (e fondate) pretese; tanto supporto da critica specializzata e addetti al settore, merce di culto per fanatici del genere ma comunque un puntino nel firmamento iper inflazionato del technical death moderno, anche se…
…anche se c’era il sentore che qualcosa stesse per muoversi. C’era la sensazione che i ragazzi di Reading potessero dare qualcosa di più e trovare una collocazione di punta. Le idee erano tante e organizzate condite da una predisposizione a gestire con semplicità un’indole tutt’altro che convenzionale.
Where Owls Know My Name entra autoritario nella scena con suono rinnovato frutto di una ponderazione lunga e complessa. È un sound evoluto in molti aspetti e che segue un disegno ben definito dalla ragionata assimilazione di numerosi elementi che possono, a tratti, risultare anche troppo contrastanti. Un grosso calderone ribollente di influenze tra le più disparate, da cui esce un piatto delizioso a più livelli di comprensione e interpretazione. C’è molto corposo deathcore riversato tra le calde tracce di questo album, accompagnato da un’indole progressiva che finalmente riesce a esprimersi senza timidezza come nella splendida Subtle Change, pezzo che farebbe invidia a un visionario moderno come Devin Townsend anche per un inserto jazz (e non è l’unico del platter) che a conti fatti risulta pure un diversivo piacevole.
Le chitarre disegnano percorsi meno intricati rispetto al passato favorendo un output che, sebbene risulti meno impetuoso, è in definitiva più accessibile nella sua elaborazione. A Home è ottima espressione perfetta di questa tendenza: un riffing lineare quanto immediato è base per un brano multiforme caratterizzato da un deciso profumo “post” che ne dona profondità e ampiezza.
La ritmica è fortemente pronunciata e la batteria su tutti gli strumenti è quello che più impressiona per volume e corpo. È un drumming iper ritmato molto debitore di un’idea che potrebbe essere avvicinata a quella dei Gojira. The Silent Life, Old Nothing ma soprattutto la stessa title track Where Owls Know My Name sono anzi una evoluzione credibile di un sound che i francesi han dimostrato di voler abbandonare verso lidi più eterei, mentre i Rivers Of Nihil ora padroneggiano da primi della classe.
“Where Owls Know My Name” è la migliore espressione di modernità metal che si possa trovare in questo 2018. Un disco dalle innumerevoli sfaccettature, tempestivo nel farsi apprezzare quanto complicato da abbandonare, in cui irruenza e contemplazione si prendono per mano creando un mix esplosivo e profondo. Un nuovo standard per il genere? Lo speriamo tutti.
(2018, Metal Blade)
01 Cancer / Moonspeak
02 The Silent Life
03 A Home
04 Old Nothing
05 Subtle Change (Including The Forest Of Transition And Dissatisfaction Dance)
06 Terrestria III: Wither
07 Hollow
08 Death Is Real
09 Where Owls Know My Name
10 Capricorn / Agoratopia
IN BREVE: 4,5/5