La “tradizione” corale di un certo calor bianco punk, tensioni garage e lontane ventilazioni soul yankee si combinano perfettamente e con successo in questo secondo disco, High, del quartetto australiano degli Royal Headache, formazione distorta e decisamente in ottima forma espressiva che ha disegnato questa tracklist di dieci brani, “radio stations” come una sostanza sonica tutta da saltare, pogare e abbracciare a rotazione, a sfinimento.
La band di Sydney incentra la sua fragranza elettrica con una ricercatezza mai sbavata, come si potrebbe dedurre da un flusso scatenato di riff, frame, hooks, ma in una mescola ben impilata, non debordante, ripulita dal casinismo e ricca di echi seventies con l’argento vivo dentro e quell’innocenza “spirituale” – per definire anche la parte più Americana del disco – che combacia e che fa da rovescio della medaglia, nel senso bello del termine, per un ascolto rigenerante e sano di un prodotto che stilla hype su hype.
Per apparentamento stilistico citiamo i Buzzcock per Need You e Little Star, i Replacements per Garbage, un Rod Steward ringalluzzito in High e Carolina e la scossa Ramones-style di Another World, queste le divinità ispiratrici che corrono lungo la tracklist di questa schiettezza formato disco, una santeria che dona a questi scapestrati Royal Headache la forza di imporsi – primeggiando – nello sterminato parterre underground internazionale.
(2015, What’s Your Rapture?)
01 My Own Fantasy
02 Need You
03 High
04 Another World
05 Wouldn’t You Know
06 Garbage
07 Love Her If I Tried
08 Carolina
09 Little Star
10 Electric Shock
IN BREVE: 3,5/5