La collaborazione nata, quasi per caso, in seguito a un tour andato particolarmente bene, si sta dimostrando uno dei capisaldi dell’hip hop sperimentale (sempre che fosse necessaria un ulteriore conferma). Run The Jewels 3 era atteso proprio come la terza stagione di una serie tv che è stata un successo nelle due precedenti.
La domanda sorge quindi spontanea: perché non riprovarci utilizzando la “stessa” formula di successo? A partire dalla copertina, che è una nuova rivisitazione del loro “fist and gun” ormai distintivo e utilizzato persino dalla Marvel. Tra un comizio e l’altro di Killer Mike con Bernie Sanders e il remix di “RTJ2” a suon di miagolii (“Meow The Jewels”), i due hanno trovato il tempo per mettere a punto nuovo materiale. Sono dunque inevitabili i parallelismi: Down in apertura rievoca “Crown” da “RTJ2”, in cui Killer Mike ricordava il momento in cui pregava di trovare fama e successo tali da permettergli di abbandonare una vita fatta di stenti, i cui unici introiti derivavano dallo spaccio: “I hope with the highest of hope that I never have to go back to the trap and my days of dealing with dope”.
Non mancano le club-banger à la Run The Jewels: in Call Ticketron immaginano di tenere una performance al Madison Square Garden. Punto di arrivo per ogni artista, quasi raggiunto dai due facendo da spalla a Jack White. Non particolarmente brillante nelle liriche, è però sorprendente come si venga letteralmente investiti dal flow incontenibile del quinto verso di Killer Mike.
Danny Brown, reduce dal successo di “Atrocity Exhibition”, sorprende ancora una volta con le sue rime multisillabiche e in Hey Kids (Bumaye) diventa la risposta perfetta al duo. I tre, oltre a condividere la stessa etichetta discografica, la Fool’s Gold Records, hanno evidentemente molte affinità nello sperimentare e militare nell’underground, non curandosi di non trovare spazio nel rap mainstream. Bumaye è la traduzione congolese di “kill him”, in questo contesto riferito ai citati Bush, Rothschild e il defunto Jobs come rappresentanti di un potere in mano di pochi privilegiati usato per opprimere gli altri.
A poche tracce di distanza troviamo in antitesi 2100, brano uscito ad hoc il giorno dopo il risultato delle elezioni americane. Qui, al contrario, si invita a tenere la calma per paura che l’odio possa perpetrare solamente altro odio: “How long before the hate that we hold Lead us to another Holocaust? Are we so deep in it that we can’t end it? Stop, hold, ever call it off”.
Thursday In The Danger Room giova del sax di Kamasi Washington, uno che fortunatamente non ha più bisogno di presentazioni dopo aver anche collaborato con Kendrick Lamar in “How To Pimp A Butterfly”. A Report To The Shareholders / Kill Your Master infine chiude il cerchio: ultimo brano diviso quasi perfettamente a metà, è la prosecuzione naturale di “Close Your Eyes (And Count To Fuck)” e vede ancora la partecipazione di Zach De La Rocha.
Il segreto dei RTJ è innanzitutto la grandissima esperienza dei due, entrambi quarantenni con una carriera matura alle spalle, El-P e Killer Mike Ne analizzano i loro punti di forza e debolezza in ogni lavoro e perfezionano di volta in volta il risultato. Infine la loro capacità di far prevalere un lato del loro carattere piuttosto che l’altro a seconda del messaggio che vogliono mandare. “RTJ3” irrompe così, con meno voglia di far ballare sfrenatamente nei locali underground ma con maggior rabbia e ferocia da gridare per le strade.
(2016, Autoprodotto)
01 Down (feat. Joi)
02 Talk To Me
03 Legend Has It
04 Call Ticketron
05 Hey Kids (Bumaye) (feat. Danny Brown)
06 Stay Gold
07 Don’t Get Captured
08 Thieves! (Screamed The Ghost) (feat. Tunde Adebimpe)
09 2100 (feat. BOOTS)
10 Panther Like A Panther (Miracle Mix) (feat. Trina)
11 Everybody Stay Calm
12 Oh Mama
13 Thursday In The Danger Room (feat. Kamasi Washington)
14 A Report To The Shareholders / Kill Your Masters
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