Guidance è il sesto lavoro della loro discografia, successore di quel “Memorial” che nel 2013 sembrava aver definitivamente quadrato il cerchio della band, ed è un ulteriore e significativo passo verso la non-scelta: la costante del pensiero del trio resta lo strapotere espressivo dei loro climax e la semplicità con cui passano da un’ambientazione all’altra senza far patire alcuno stacco netto, un teletrasporto sonoro che fa perdere irrimediabilmente memoria delle fasi intermedie.
C’è un unico e lunghissimo filo strumentale che percorre le sette tracce dell’album, che parte dai bagliori dell’iniziale Asa e finisce nel post metal spettrale della conclusiva Lisboa. Nel mezzo, Sullivan, Cook e Turncrantz celebrano se stessi e la loro idea di cavalcata sonica con le sberle quasi-sludge di Vorel, le rasoiate quasi-math di Mata, il post rock quasi-Mogwai di Afrika e Overboard e quella discesa negli inferi che è Calla, coi numi tutelari ISIS sullo sfondo.
Kurt Ballou, chitarrista dei Converge, è stato incaricato della produzione dell’album ed effettivamente la nitidezza con cui si fanno sentire i singoli strumenti appartiene allo stile di Ballou in studio di registrazione, circostanza che conferisce a “Guidance” un aspetto più ruvido rispetto a certe divagazioni eteree del passato dei Russian Circles.
Alla fine dell’ascolto, l’impressione è che non siano trascorsi i soli quaranta minuti di durata dell’album bensì un’intera vita artistica, fatta di spunti e rimasticamenti magari non originali ma certamente mai così ben amalgamati fra loro. Un modo semplicemente perfetto per sugellare i dieci anni di carriera del trio.
(2016, Sargent House)
01 Asa
02 Vorel
03 Mata
04 Afrika
05 Overboard
06 Calla
07 Lisboa
IN BREVE: 4/5