Il più grande dono che una dea, l’ambiente o la genetica può fare a un musicista non è né la voce, né l’abilità di essere in grado di comporre canzoni. È l’emotività. Solo toccando le corde giuste delle emozioni infatti, la musica di un artista può trovare risonanza e spazio negli altri. Le voci più perfette, le melodie più belle non sono nulla se non raggiungono il cuore.
L’australiano Ry Cuming, alias RY X, con il suo secondo progetto, Unfurl, è riuscito a planare con leggerezza ritagliandosi uno spazio nell’anima, grazie ad accordi orchestrali e sognanti che accompagnano synth elettronici. Rimanendo fedele alla sua proverbiale vulnerabilità, l’artista australiano affronta questo secondo lavoro con maggiore delicatezza e fragilità rispetto al precedente. Stabilendo un continuum con “Dawn” (2016), “Unfurl” spazia tra diversi generi scanditi da percussioni programmate che sussurrano a evocativi arrangiamenti vocali. La capacità di Ry di combinare synth e stringhe è sicuramente unica, un intero paesaggio sonoro che si stende come una pianura sulla sua voce piena e malinconica.
Untold, primo singolo estratto, non è altro che un primo assaggio di elettronica su un falsetto delicato e rilassante. Un brano che racconta la sconfitta di veder svanire un sogno all’improvviso, sensazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita. Eppure, non tutti riescono a convertire la disillusione in una sonorità così incantevole. L’australiano sa come catturare ritmi alti e melodie silenziose nonostante canti dello smarrimento di vedere andare in pezzi il proprio universo. Il delicato Body Sun, che ricorda le melodie di Sufjan Stevens in una veste più segreta e intimista, non a caso è uno dei brani di spicco dell’album, nonostante l’approccio minimalista sia nella scrittura che nella melodia.
Hounds, Bound e Fumbling Prayer fanno parte di quel genere di tracce che fanno venir voglia di lasciar piangere il cuore, liberandolo dalle angosce che lo appesantiscono o, semplicemente, rivelandole. La differenza sta nei piccoli dettagli posizionati però in modo meticolosamente complesso nello spettro sonoro del mix. Nella spirituale Bound ad esempio i bass synth si alzano sopra i cori vocali fondendosi con la voce calda e il battito sussurrato e metronomico del brano, generando senza ombra di dubbio dipendenza nell’ascolto.
L’album si arena su Coven e Mallorca che non impressionano particolarmente, così come delude rispetto The Water che sfiora il limite consentito di synth frenetici e appuntiti, lasciando svanire la melodia nell’outro senza averla davvero sviluppata. Un’occasione mancata per qualcosa che poteva essere epico ma che si è andato a stabilizzare sul canovaccio dell’ambiziosa “Deliverance”, presente nel precedente “Dawn”.
Con “Unfurl” RY X evita le insidie della “crisi del secondo”, offrendo una tavolozza di suoni ipnotica color indaco, perfettamente adatti per le notti fredde e invernali. Allineato con una crudezza che a volte passa inosservata, questo disco sembra voler trovare una sorta di conforto nelle sfumature delle melodie che lo compongono. Un grido silenzioso che nasce da un cuore inquieto, in cerca solo di un luogo tranquillo in cui trovare pace.
(2019, Infectious)
01 Body – Ambient
02 Untold
03 Bound
04 Body Sun
05 YaYaYa
06 Coven
07 Hounds
08 Foreign Tides
09 The Water
10 Mallorca
11 To Know
12 Sun – Ambient
13 Fumbling Prayer
IN BREVE: 3,5/5