Sampha Sisay lo conosciamo da circa 7 anni, periodo in cui ha rilasciato da solista solamente due EP. Molto più conosciuto, invece, per il successo dietro la scrittura e la produzione di artisti come Beyoncé, Kanye West, Frank Ocean, Drake e più recentemente Solange.
Tra tutti questi nomi, ad avergli consegnato le chiavi del successo sarebbe stato Drake, chiedendogli “in prestito” qualche sua produzione quando ancora era un piccolo produttore di Morden, periferia di Londra. Innumerevoli, poi, le collaborazioni con il collega SBTRKT. Per Kanye West e Frank Ocean, oltre ad apportare materialmente il suo lato soul e r’n’b, sembra che Sampha abbia avuto molto più il ruolo del terapeuta, aiutandoli a trovare la loro parte più profonda. Si era intuito quindi come l’artista avesse qualcosa da dire, ciò che forse non si era immaginato era la portata del suo messaggio.
Sorprende pensare che abbia iniziato come dj grime: Plastic 100°C, traccia d’apertura di Process, indica appunto la sua paura nell’entrare nel mondo della scrittura. Come Armstrong, che mette il primo piede sulla Luna, anche Sampha si addentra in un pianeta a lui sconosciuto, con la speranza di raggiungere la fama e la paura di non soddisfare le aspettative dei propri familiari: “I loved those mornings when the sun’s up , smoking in the lobby, waiting for my name to pop up yeah, pop up”. Questa pressione è come se lo portasse a essere un pezzo di plastica ad altissima temperatura.
Blood On Me, uscita lo scorso Settembre accompagnata da un visual, vede Sampha scappare letteralmente dalle proprie paure del passato, in un sogno che si rivela essere realtà. Si scopre che il processo per Sampha va avanti ormai da tanti anni, è un insieme di tutte le difficoltà che gli hanno fatto posticipare più volte l’album: dalla morte del padre alla paralisi del fratello fino alla malattia della madre, su cui vengono direttamente e indirettamente realizzati diversi brani.
In Kora Sings: “Who’s anyone to say you should have no fear? / A mouth full of smoke made things clear / You’ve been with me since the cradle / You’ve been with me, you’re my angel / Please don’t you disappear”. A questa è fortemente legata la successiva No One Knows Me (Like The Piano), in cui la morbidezza della voce di Sampha esprime la devozione verso uno strumento cui rende omaggio, per il ruolo terapeutico avuto durante la malattia e successiva morte della madre: “They said that it’s her time, no tears insight / I kept the feelings close”.
Reverse Faults è il beat più elettronico, vicino alla combinazione SBTRKT-Sampha, mentre Timmy’s Prayer è scritta a quattro mani con Kanye West, in risposta alla “Saint Pablo” contenuta in “The Life Of Pablo”. La romantica Incomplete Kisses è uno dei brevi momenti (se non l’unico) in cui l’attenzione è rivolta a un amore che non sia familiare. Si ritorna infine con What Shouldn’t I Be? a un ultimo stato di angoscia, con il rimpianto di non essere stato abbastanza accanto al fratello.
Non si può rimanere indifferenti al cospetto di un certo tipo di composizioni: qui non si sta cercando la fama tanto attesa, si sta cercando la redenzione dai propri peccati. Sampha si redime attraverso la musica e il suo piano e mette in piedi uno dei lavori più fragili e profondi dell’ultimo periodo.
(2017, Young Turks)
01 Plastic 100°C
02 Blood On Me
03 Kora Sings
04 (No One Knows Me) Like The Piano
05 Take Me Inside
06 Reverse Faults
07 Under
08 Timmy’s Prayer
09 Incomplete Kisses
10 What Shouldn’t I Be?
IN BREVE: 4,5/5