Avevo mezza piantina a casa, Scott Walker me l’ha fatta appassire già con i primi minuti di Bish Bosch e non glielo perdonerò. Ironia a parte, il nuovo album del quasi-settantenne musicista dell’Ohio mette alla prova anche l’ascoltatore più elastico con un disco che disturba, non conturba per nulla, se la canta e se la suona. Una specie di autoerotismo musicale quello di “Bish Bosch”, un lavoro sperimentale fatto con un senso di ordine (come riportano le note stampa, è questo il significato del titolo) assolutamente soggettivo. Ma a questo punto va chiarito un aspetto. La musica sperimentale, è vero, ha sempre peccato di autoreferenzialità; s’è spesso riflessa davanti a uno specchio compiacente della propria bellezza; ha vissuto l’egoistico brivido del nuovo. Attenzione però: coinvolgendo sempre il pubblico, facendolo sentire anch’esso parte fondamentale della ricerca. Prendete Captain Beefheart, nel baccanale farneticante del suo canzoniere c’era spazio per tutti: una sbronza di gruppo, un ballo collettivo attorno al falò del mondo, una fiera carnascialesca. Prendete il kraut rock: era uno stanzone affollato di gente un po’ matta ma pronta a dare tutto. Prendete i Residents, anzi prendete Frank Zappa: alzi la mano chi non ha fatto almeno un trip (non necessariamente a base di stupefacenti) con le scorpacciate di suono che regalava. Insomma, la musica sperimentale non è sinonimo di solitudine, anzi, è sempre stata luogo di confronto, territorio aperto. “Bish Bosch”, invece, no. E’ un disco chiuso, al chiuso, che non avvince e non coinvolge con uno sperimentalismo stavolta vuoto. I vocalizzi bastonati di Walker sono sgradevoli, quasi ridicoli (Tar), l’aggressività isterica (“See You Don’t Bump His Head”) non impressiona per nulla, l’impianto industrial (Epizootics!) sa di paracetamolo, il dramma teatrale (Corps De Blah) è opera senz’anima. E allora non c’è posto per noi all’interno del laboratorio di Scott, l’ingesso è riservato agli addetti ai lavori in camice bianco e mascherina. Insomma, un fallimento quello di Scott Walker. Che oltretutto mi deve una piantina.
(2012, 4AD)
01 “See You Don’t Bump His Head”
02 Corps De Blah
03 Phrasing
04 SDSS14+138 (Zarcon, A Flagpole Sitter)
05 Epizootics!
06 Dimple
07 Tar
08 Pilgrim
09 The Day The “Conducator” Died (An X-Mas Song)
A cura di Riccardo Marra