Chi aveva avuto modo di ascoltare il loro omonimo esordio, pubblicato giusto un paio d’anni fa, s’era immediatamente reso conto di come la nuova esperienza dei Sick Tamburo si differenziasse ben poco dalla proposta artistica dei Prozac +. E di come la nuova creatura di Gian Maria Accusani ed Elisabetta Imelio non variasse di una sola virgola i punti di riferimento, soprattutto lirici, della loro precedente – e fortunata – avventura musicale. Disagio esistenziale, droga, sesso, malattia, provincia cronica. Quella provincia, Pordenone, che ancora oggi, in questo A.I.U.T.O. (acronimo per “Altamente Irritanti Umane Tecniche Ossessive”), fa da perfetto sfondo alle storie raccontate dal duo. L’alienazione urbana che porta a rimanersene rintanati in casa, circondati solo dalla propria roba e senza alcuna voglia di aprire un seppur piccolo spiraglio verso l’esterno (La mia stanza); i disturbi alimentari, estrema conseguenza dell’ossessione tutta moderna per passerelle e taglie ridottissime (Magra); l’aggressività tanto sonora quanto verbale nei confronti del mezzo televisivo, tematica magari abusata ma pur sempre efficace (Televisione pericolosa); la cruda e trasversale analisi sociale di un mondo che non va come dovrebbe (Si muore di AIDS nel 2023). Storie tremendamente attuali e diffuse, sputate con una nonchalance che fa il paio con l’acerba e minimale struttura musicale, basata sulla graffiante chitarra di Accusani e un po’ d’elettronica piazzata a dovere. Se, poi, il singolo di lancio E so che sai che un giorno aveva lasciato intravedere la possibilità che il cantato del chitarrista l’avrebbe fatta stavolta da padrone, la realtà è ben diversa: la voce che resta in testa, infatti, è sempre quella della Imelio. Non particolarmente espressiva, non particolarmente incisiva, non particolarmente melodica, non particolare e basta. In poche parole, praticamente perfetta per dare vita alle acide narrazioni dei Sick Tamburo. Elemento, questo, a volte visto come un punto debole del gruppo, ma che a noi pare l’esatto contrario. “A.I.U.T.O.” è un grido banale ma sincero, punk per indole e per necessità. E in questo 2011 ce n’era bisogno.
(2011, La Tempesta)
01 In fondo al mare
02 La mia stanza
03 E so che sai che un giorno
04 Finché tu sei qua
05 La canzone del rumore
06 Si muore di AIDS nel 2023
07 Con le tue mani sporche
08 Magra
09 La danza
10 La mia mano sola
11 Televisione pericolosa
12 Aiuto Tamburo
A cura di Emanuele Brunetto