Nonostante l’abbandono di Krystyn Hayter (Lingua Ignota), il progetto Sightless Pit continua il suo cammino fatto di disperazione in questa fossa senza vista/fondo. La band nasce, consequenzialmente all’uscita di “Grave Of The Dog”, nel 2020, per mano di Dylan Walker (Full Of Hell, Sore Dream, Collapsed Skull, Ramuh), Lee Buford (The Body e un’infinità di progetti paralleli) e la già citata Lingua Ignota. La mancanza di quest’ultima però non sembra essere fondamentale nella realizzazione di un disco che, come nel caso della loro prima uscita, sembra essere più un “antipasto” per le pubblicazioni che i membri del gruppo faranno di lì a poco con i loro progetti principali (è difatti uscito recentemente il primo estratto dello split album Full Of Hell/Primitive Man, disco che, date le premesse, sembra essere molto più promettente dell’album che vado ora a recensire).
Perché Lockstep Bloodwar sembra un “antipasto”? Perché fondamentalmente sembra essere un album fatto solo per dire al pubblico che esistono ancora, che non sono come la miriade di super gruppi che fanno un solo album e poi svaniscono nel nulla (vedasi Giraffe Tongue Orchestra, ORBS, Legend Of The Seagulman). I nostri non ci stanno e il risultato è un album non brutto ma sicuramente poco ispirato, in cui non fanno che riproporre un oscuro e marcio repertorio post- industrial che non solo abbiamo già sentito nella loro precedente uscita, ma talmente anonimo che potenzialmente può essere una performance per riempire il silenzio tra un cambio chitarra e l’altro durante i live di una band powerviolence qualsiasi.
Poche cose rimangono impresse di questo album, tra queste il numero sconsiderato di featuring, azzardo un sardonico paragone per cui i Sightless Pit siano i DJ Khaled del metal. A tal proposito, è molto interessante la presenza di tre rapper: Gangastha Boo (ex membro dei Triple 6 Mafia tragicamente morta lo scorso primo gennaio), Frukwan (Gravediggaz) e Crownovhornz. La prima partecipa alla strofa finale di Calcified Glass, che vede anche la partecipazione di YoshimiO (Boredoms), una traccia che sembra il remix di un pezzo scartato di “Mista Thug Isolation” di Lil Ugly Mane; The Gatekeeper dà il suo contributo a Low Orbit, la cui commistione tra la sua voce e le percussioni industrial di Spencer Hazard (aka Industrial Hazard, membro anch’egli dei Full Of Hell) danno troppo tardi un gradito sapore deathgripsiano al brano, preceduto da un pattern presente praticamente in tutto l’album in cui una noiosissima batteria elettronica e una chitarra sgonfia fanno da tappeto alla demoniaca voce di Dylan Walker.
Tirando le somme, “Lockstep Bloodwar” è un disco sentito e risentito, il cui oscuro linguaggio musicale è stato ampiamente visitato da altri artisti che ne hanno colto sfumature più interessanti. L’intento dei membri del gruppo non è sicuramente quello di essere ricordati come paladini della musica, forse vogliono dimostrare che sono in grado di piegare altri generi al loro stile? Se così fosse, ci sarebbe un’altra domanda ancora da porsi: ce n’è veramente bisogno? La mia risposta è no.
— 2023 | Thrill Jockey —
IN BREVE: 2,5/5