Come si fa a non amare Jason Williamson e Andrew Robert Lindsay Fearn, ovvero gli Sleaford Mods, il duo post punk che meglio e più di chiunque altro ha raccontato un’intera generazione nel corso dell’ultimo decennio? Lo hanno fatto con un mood e uno stile provocatorio e originale, iscritto alla scuola di Mark E. Smith ma rivisitato non solo per quello che è l’approccio grime sul piano compositivo e con performance originali, ma anche su quello del linguaggio e della contestualizzazione storica. Si parte da Nottingham, nel cuore della vecchia Inghilterra, i tempi sono quelli degli anni successivi alla crisi economica e della serie di eventi che porteranno alla Brexit, processo terminato lo scorso 31 Gennaio e che rappresenta meglio di qualunque altra cosa le contraddizioni e le spaccature all’interno del nostro sistema, tanto in Europa quanto in tutto il mondo occidentale, anticipazione del collasso dovuto alla pandemia per il Covid-19.
Diciamolo subito: Spare Ribs è uscito accompagnato da molte aspettative da parte di ascoltatori e critica. Siamo a inizio 2021: la Brexit, Boris Johnson, il Covid-19, il lockdown, la gravissima crisi economica, sociale, psichica. Da chi aspettarsi qualcosa di veramente importante sul piano critico, se non dagli Sleaford Mods? Eppure questo disco non funziona. Sicuramente non è un brutto disco, è carico di contenuti sociali e di denuncia in maniera esplicita contro la Brexit (Shortcummings) e contro Boris Johnson, affronta il tema della sofferenza psichica e sociale legata al Covid-19 con Top Room oppure Out There. Ovviamente la title track Spare Ribs, che è anche il pezzo migliore del disco, rappresenta più di ogni altra canzone nell’album il modo di essere manifesto degli Sleaford Mods. I Don’t Rate You è chiaramente un pezzo che si può definire come un attacco al sistema.
Eppure manca quell’aggressività, quella forza che in maniera esplosiva ha contraddistinto la crescita del duo. Sul piano compositivo la formula resta la stessa e forse avrebbe bisogno anch’essa di una rinfrescata, qualche pezzo è costruito su accattivanti linee di basso (Shortcummings, Elocution, Out There, Glimpses), in altri casi si ammicca a un certo tipo di post punk che si combina ad alternative pop e hip hop, come nel caso del singolo Mork n Mindy, realizzato con la collaborazione di Billy Nomates, al secolo Tor Maries. Lei chiama questo sound post-whatever, è la pupilla di Geoff Barrow dei Portishead, ha pubblicato il suo primo LP eponimo lo scorso anno su Invada Records.
Questo featuring (così come gli altri: Amy Taylor degli Amyl And The Sniffers in Nudge It; la collaborazione con l’attivista Lisa McKenzie in Top Room) tuttavia non contribuisce ad alzare il livello di un disco che non ha colpe particolari se non quello di non suonare la carica, in un mondo in cui tutti avremmo bisogno di trovare una nuova dimensione e quel bisogno di incontrarsi ma anche di scontrarsi, andando così incontro a delle inevitabili frustrazioni.
(2021, Rough Trade)
01 The New Brick
02 Shortcummings
03 Nudge It (feat. Amy Taylor)
04 Elocution
05 Out There
06 Glimpses
07 Top Room
08 Mork N Mindy (feat. Billy Nomates)
09 Spare Ribs
10 All Day Ticket
11 Thick Ear
12 I Don’t Rate You
13 Fishcakes
IN BREVE: 3/5