Il problema principale è sempre stato che, da quando ha fatto pace con sé stesso e coi suoi mostri, Corgan ha smesso di avere una vena compositiva degna del suo passato e negare ciò vorrebbe dire cecità assoluta. “Zeitgeist” era un disco inaccettabile (sì, oggi ci sentiamo buoni), “Oceania” poco meno ma si parla pur sempre di paccottiglia. Questo Monuments To An Elegy, invece, presenta almeno un paio di aspetti positivi, pur non discostandosi troppo dagli aggettivi fin qui utilizzati.
Con un po’ di oggettività, risulta chiaro come quantomeno l’aspetto “durata” torni a livelli di decenza: la prolissità disturbante dei precedenti capitoli viene qui soppiantata da nove brani racchiusi in appena 33 minuti di durata. Un bel passo in avanti. E poi la verve che accompagna il disco, niente lagne, niente divagazioni progressive, niente esercizi di stile andati a male: pezzi veloci, chitarre senza pretese – oseremmo dire quasi assenti – e sezione ritmica addirittura arrembante, affidata niente poco di meno che al redivivo Tommy Lee, assoldato per l’occasione. Certo la banalità del singolo Being Beige e il poppettino di Run 2 Me fanno davvero paura (e non andiamo oltre, siamo pur sempre sotto Natale), ma poi Anaise! dimostra che Corgan oltre a giocherellarci sa anche cosa farci coi synth (il brano in questione sa tanto di “Adore”), così come One And All, Monuments e la conclusiva Anti-Hero hanno qualche latente cromosoma dei Pumpkins che furono.
Niente di epocale, sia chiaro, ma la triste verità è che dagli Smashing Pumpkins del 2014 ciò che di meglio possiamo attenderci è proprio un album come “Monuments To An Elegy”, ovvero un lavoro che riesca a limitare al minimo possibile quei danni di cui Corgan ha ampiamente dimostrato di saper fare incetta. Perché qualsiasi altra aspettativa rischierebbe di essere tradita inesorabilmente.
(2014, Martha’s Music / BMG)
01 Tiberius
02 Being Beige
03 Anaise!
04 One And All
05 Run 2 Me
06 Drum + Fife
07 Monuments
08 Dorian
09 Anti-Hero
IN BREVE: 2,5/5