Un producer affermato che decide di mettersi in proprio sa perfettamente come nessuno sia disposto a regalargli nulla, i complimenti deve guadagnarseli sul campo. SOHN con “Tremors” (2014) l’ha fatto, incanalandosi giusto un attimo prima che divenisse moda in quel filone post soul e downtempo che vive di scopiazzamenti ed epigoni sempre più frequenti, tanto suoi quanto del Dr. Blake e, da ultimo, di Mr. Vernon.
Christopher Taylor giunto al secondo disco, invece di andare avanti e aggiungere qualcosa, fa un percorso a ritroso, si sveste di gran parte degli orpelli del meraviglioso “Tremors” e con Rennen si dà a un minimalismo che colpisce perché del tutto inatteso. L’elettronica delle dieci tracce contenute in questo suo secondo album è limitata allo stretto indispensabile a dare ritmo. Il ruolo da protagonista se lo ritaglia qui la performance vocale di SOHN, più r’n’b, più pulita e meno effettata, decisamente in primo piano in ogni passaggio: una per tutte, ascoltare la title track, fatta per l’appunto solo di voce e qualche tasto.
L’impianto di “Rennen” parte con due blues del terzo millennio come Hard Liquor e Conrad, perfettamente in linea con l’impostazione minimale decisa da SOHN per il disco. Il drumming sintetico del singolo Signal e di Dead Wrong è talmente ipnotico e ripetitivo da assorbire del tutto l’attenzione dell’ascoltatore, così come lo è Falling col suo frastuono circolare. Fino alla conclusione con Still Waters e Harbour, in cui Taylor rallenta al massimo i tempi riempiendole di vapori elettronici.
Se il SOHN di “Tremors” era più astratto nelle lyrics, quello di “Rennen” lo è, sì, dal punto di vista sonoro (oltre che nell’artwork) ma si impegna anche in tematiche concrete: è il caso di Primary che, come intuibile, fa riferimento alle primarie americane che Taylor ha vissuto da vicino essendosi da poco trasferito da Vienna a Los Angeles, oppure di Proof che tocca il tema ambientale sullo stile della recente “4 DEGREES” di ANOHNI.
Come si diceva a proposito dell’evidenza della sua voce, SOHN con “Rennen” prende piena e definitiva consapevolezza delle sue qualità canore, complici probabilmente le numerose date in giro per il mondo, mettendole al servizio di un songwriting che adesso pare avere molto meno bisogno del lavoro da producer per venire fuori.
(2017, 4AD)
01 Hard Liquour
02 Conrad
03 Signal
04 Dead Wrong
05 Primary
06 Rennen
07 Falling
08 Proof
09 Still Waters
10 Harbour
IN BREVE: 4/5