Il racconto e le parole sulla musica. Un connubio sempre complicato e frainteso. Qualcosa che sconfina nella letteratura oscillando tra i due mondi. Negli anni la sfida è stata vinta abbondantemente dai Massimo Volume e tutto sommato anche dagli Offlaga Disco Pax. Non senza lottare. I racconti di Max Collini, sferzati dalla sua nostalgia continua, sono stati merce rara negli anni Duemila, ma anche un rischio creativo per nulla calcolabile.
Tutto bene, finché gli Offlaga hanno perso le parole con la scomparsa di Enrico Fontanelli. Punto. Si chiude un capitolo. E allora Collini ricomincia, più o meno da zero. Ricomincia con quel vecchio progetto chiamato “Letture Emiliane” e ricomincia dall’amico Jukka Reverberi (Giardini di Mirò). Insieme diventano Spartiti e il primo disco è Austerità. È curioso: un altro dei Giardini (Corrado Nuccini) da qualche anno accompagna Emidio Clementi nei suoi notturni americani, forse perché ai GDM è sempre mancato questo: un cantastorie che mettesse parole sulla loro musica. E Collini lo è, un cantastorie.
Certo, storie emiliane e politiche nell’accezione più ampia. Ma storie da musicare. In “Austerità”, Max, continua il racconto del suo vissuto. I temi sono sempre quelli del ricordo nostalgico di un’Emilia rossa ma ingiallita dai ricordi e di un’identità ideologica ormai fragile. A differenza del tappeto elettronico degli Offlaga, Jukka usa il jazz (Banca locale), il post rock atmosferico (Babbo Natale), le pulsazioni (Austerità) e Max usa il presente e il passato intrecciandoli. Ne esce fuori un disco dal forte impatto emotivo e dal profilo ben preciso. Forse un po’ troppo austero, appunto. Un disco che va ascoltato, non senza lottare.
(2016, Woodworm)
01 Io non ce la faccio
02 Austerità
03 Babbo Natale
04 Sendero luminoso
05 Vera
06 Bagliore
07 Banca locale
08 Nuova Betlemme
09 Ti aspetto
IN BREVE: 2,5/5