Sarebbero sufficienti titolo, artwork e i novanta secondi scarsi dell’iniziale Drag a dire tutto ciò che c’è da dire sugli inglesi Spectres: un uomo sul punto di annegare, l’ombra della morte nelle pieghe del suo volto, rumore bianco a fare da colonna sonora.
Mica male come premesse per questo Dying, esordio sulla lunga distanza del quartetto di Bristol, arrivato dopo un EP e un paio di singoli.
L’atmosfera in cui è immerso l’intero lavoro è permeata da un qualcosa di apocalittico, da fine del mondo programmata, grazie ad una proposta sonora che sarebbe facile definire shoegaze dopo l’attacco arrembante di Where Flies Sleep ma che in realtà va ben oltre: ritmiche aggressive in perfetto stile post punk (The Sky Of All Places e Mirror), ossessioni garage (Family), repentine discese in un inferno di feedback (This Purgatory), noise dilagante e una fuliggine metallica che si deposita su ogni singolo brano.
E poi c’è tutto questo, annacquato e dilatato, nelle lunghissime Blood In The Cups e Sea Of Trees (rispettivamente otto e nove minuti), col loro incedere che sa tanto post rock e che allenta – almeno un po’ – quella tensione altissima nel resto dell’album.
Gli Spectres sono i Sonic Youth portati all’estremo con trent’anni di umana sofferenza in più sulle spalle, sono unghie che graffiano via la ruggine, sono quel rumore estatico necessario a volte per raggiungere la separazione dal mondo circostante.
(2015, Sonic Cathedral)
01 Drag
02 Where Flies Sleep
03 The Sky Of All Places
04 Family
05 This Purgatory
06 Mirror
07 Blood In The Cups
08 Sink
09 Lump
10 Sea Of Trees
IN BREVE: 3,5/5