A neanche un anno dall’uscita di “Sparkle Hard” (2018), l’ultimo album insieme ai The Jicks, Stephen Malkmus torna con un nuovo lavoro, intitolato Groove Denied, e ci mostra da subito il suo nuovo sound ricco di elettronica, con un utilizzo diffuso di sintetizzatori e supporti tecnologici vintage come il Memorymoog, ricreando atmosfere anni ‘80, esplorando il suo lato più dark. Siamo davanti a una svolta artistica o si tratta semplicemente di una prova sperimentale?
L’opener Belziger Faceplant ci fa entrare in un mondo alienato, caratterizzato da elettronica e sequencer; la successiva A Bit Wilder percorre intrecci sonori vicini ai maestri del settore, i Kraftwerk; Viktor Borgia è una traccia che fa intravedere i fantasmi – ben vengano – dell’ex Depeche Mode Vince Clarke. Ma il disco non vive di sola elettronica. Tra le altre tracce vanno citate la bellissima Come Get Me, classico brano à la Pavement, con suoni curvi e sbilenchi, mentre Forget Your Place sembra quasi essere un omaggio a “Low” di Bowie (il fatto che il disco sia stato prodotto a Berlino è un indizio).
Loop e battiti elettronici sono la strada maestra che ci conduce verso una terra psichedelica sotterranea. Nella seconda parte dell’album Malkmus sembra però ritornare verso suoni e mood a lui più consoni, fatti di canzoni pop rock di matrice psych, con chitarre effettate e strofe disarmoniche.
La ballad conclusiva – Ocean Of Revenge – ci ricorda come Stephen sia sempre il fondatore dei Pavement, probabilmente una delle band più importanti del panorama indie rock mondiale. In conclusione l’esperimento, se di esperimento si tratta, risulta sicuramente ben confezionato da parte di un artista a trecentosessanta gradi, che non finisce mai di stupirci.
(2019, Matador / Domino)
01 Belziger Faceplant
02 A Bit Wilder
03 Viktor Borgia
04 Come Get Me
05 Forget Your Place
06 Rushing The Acid Frat
07 Love The Door
08 Bossviscerate
09 Ocean Of Revenge
10 Grown Nothing
IN BREVE: 4/5