Non crediamo di fargli un torto dicendo che, rispetto ad omologhi di genere come i Beach House, gli inglesi Still Corners abbiano raccolto probabilmente meno di quanto meritato. Il lavoro svolto da Tessa Murray e Greg Hughes nel rispolverare l’immaginario dream pop è stato più che valido, tanto con l’esordio “Creatures Of An Hour” (2011) quanto col seguente “Strange Pleasures” (2013), sebbene quest’ultimo più orientato su suoni sintetici.
Due album dall’ottimo spessore, vaporoso il primo, più ritmato il secondo, che hanno però stuzzicato troppo poco l’attenzione degli addetti ai lavori. Con questo Dead Blue ci riprovano cambiando ancora una volta parte delle carte in tavola, specie per le atmosfere ricreate, parecchio più scure di quanto fatto finora. Gli inserti elettronici già mostrati in “Strange Pleasures” si fanno qui ancora più incisivi, ai limiti del synthpop come in Lost Boys, Currents o Dreamhorse, ma sono le tonalità complessive dell’album a rabbuiarsi molto: Down With Heaven And Hell o River’s Edge, giusto per citare un paio di episodi rappresentativi.
La voce della Murray, che avevamo conosciuto eterea e trasognata, cambia anch’essa registro adattandosi al passo notturno delle parti strumentali e delle lyrics, così come dell’artwork fumettistico, che coerentemente abbandona il bianco e i colori pastello usati nei primi due capitoli della loro discografia dagli Still Corners. Con “Dead Blue” il duo aggiorna inoltre il campionario dei propri riferimenti, c’è tanta new wave sintetica, ci sono gli Esben And The Witch meno sepolcrali a guardare al presente e i maestri Tangerine Dream a guardare al passato, in modo particolare per quel senso di accompagnamento per immagini che si palesa in più punti.
Anche in questo caso non ci troviamo al cospetto di un album epocale, ma la voglia di non restare ancorati alle proprie certezze è apprezzabile, certi passaggi hanno la magia necessaria a innalzare il livello e c’è sempre quel non so che di seducente che fa degli Still Corners un progetto sempre lì per esplodere definitivamente. Ci siamo quasi, forse.
(2016, Wrecking Light)
01 Lost Boys
02 Currents
03 Bad Country
04 Crooked Fingers
05 Skimming
06 Down With Heaven And Hell
07 Downtown
08 The Fixer
09 Dreamhorse
10 Night Walk
11 River’s Edge
IN BREVE: 3,5/5