Si conclude proprio in questi giorni il lungo tour dei Brian Jonestown Massacre partito ad aprile dal Levitation Festival di Austin e proseguito attraverso Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Europa e Regno Unito. Una attività intensa che combacia perfettamente con il momento particolarmente prolifico per quello che riguarda Anton Newcombe, che è probabilmente anche superiore a quello degli anni Novanta e documentato poi nel documentario di Ondi Timoner. Da allora è passato un mucchio di tempo, praticamente vent’anni in cui Anton è ritornato più volte alla vita fedele al suo vecchio motto “today is the first day of the rest of your life”, rinnovandosi e innovando il suo stile e il suono delle sue produzioni musicali. Così come la line up dei BJM, oggi praticamente improntata su uno standard più “europeo”, così com’è il gusto anche estetico cui Anton vuole guardare in questo ultimo periodo.
Il suo lavoro con Tess Parks in questo senso s’incastra perfettamente con questa nuova fase. Diciamo che rispetto alla sua attività con i Brian Jonestown Massacre, sempre più una sua e solo sua creatura (anche alla luce del cambio di line up, dove uniche costanti restano il mitico Ricky Maymi e Joel Gion), questo è un tipo di lavoro meno cerebrale che si esprime come pop rock psichedelico sotto forma di ballads accattivanti e dedicate a dare spazio alla espressività della voce e la scrittura di Tess.
Atteso da tre anni e anticipato dall’EP “Right On”, il secondo LP del duo anche alla luce di queste considerazioni piace ma non sorprende. Diciamo che se hai già ascoltato il disco precedente (“I Declare Nothing”, 2015) quasi dispiace rilevare una mancata crescita rispetto a quello che era un bel disco e che lasciava ipotizzare una definitiva esplosione al passo successivo.
E invece no. La “protetta” di Alan McGee, fondatore della Creation Records e guru degli Oasis (che poi sono il principale punto di riferimento artistico di Tess), si conferma brava ma anche ancorata a una certa espressività forzata, che è una presa di posizione giovanile e funzionale, ma che ne contiene comunque l’indubbio talento, così come costringe a volte il suo compagno di viaggio e maestro di chiave Anton Newcombe ad adattarsi quasi a derivazioni Gallagher o comunque brit, che non valgono poi tanto sul piano artistico.
Il resto funziona bene, Anton sa perfettamente che cosa vuole fare, soprattutto quando si tratta di scrivere quelle ballads psichedeliche che non sono poi tanto dissimili da alcune composizioni dei Brian Jonestown Massacre, che qui firma anche di suo pugno, vedi Talking About The Weather, forse il pezzo più “tense” dell’intero album.
Accattivante, malizioso, ammaliante, Tess Parks & Anton Newcombe vale sicuramente più di un ascolto. Sono personalmente devoto a Anton Newcombe, vero capo spirituale di una sotterranea corrente neo psichedelica, quindi mi sento comunque appagato da quest’album e sono certo che lo saranno tutti i suoi più grandi appassionati, senza pur tuttavia dargli spazio nell’Olimpo delle sue migliori produzioni.
(2018, ‘a’)
01 Life After Youth
02 Monochrome Wound
03 Mount Pleasant
04 Bindle
05 Please Never Die
06 French Monday Afternoon
07 Die Neue Welt
08 Talking About The Weather
09 Right On
IN BREVE: 3/5