I fan di Dan Auerbach, voce e chitarra di quella che è ormai da considerarsi sicuramente come una belle band più importanti del nuovo millennio (i Black Keys, per chi avesse passato gli scorsi vent’anni dentro una caverna), sono delle persone fortunate. Perché oltre a non sbagliare un colpo con il suo principale outfit, Auerbach sembra non sbagliare mai un colpo in generale, e sembra avere sempre qualcosa da dire anche con le differenti band che mette insieme. Non solo: da produttore, nel suo studio/etichetta Easy Eye Sound (sulla quale è stato pubblicato anche questo Electrophonic Chronic) produce album estremamente fighi e peculiari, come Lana Del Rey, Cee Lo Green, Hank Williams Jr.; ha persino prodotto un meraviglioso album di pezzi ritrovati del leggendario bluesman Son House (“Forever On My Mind” del 2022).
Il progetto The Arcs non fa eccezione all’alto standard qualitativo a cui ci ha abituato l’artista di Akron, OH: fondato insieme a Leon Michels, polistrumentista più noto per il suo eccellente lavoro con i Dap-Kings, il gruppo è stato definito da quest’ultimo “semplicemente una scusa per un tot di nerd della musica per stare insieme”. Anime affini, amanti della musica. Infatti, dopo l’esordio “Yours, Dreamily” (2015), vecchio ormai di otto anni, non se ne erano certo rimasti con le mani in mano avendo, secondo Michels, registrato tra gli ottanta e i cento pezzi completi. Ma i piani per il nuovo album a nome The Arcs sono stati deragliati dalla morte del batterista Richard Swift, straordinario personaggio della scena indipendente americana che è scomparso nel 2018 a soli 41 anni. Rivisitare quei pezzi (registrati con Swift) è stata certamente un’operazione dolorosa per Auerbach, Michels e soci, ma il frutto di quel lavoro di cernita è veramente il miglior tributo che potevano fare all’amico scomparso.
“Electrophonic Chronic” migliora il già eccellente lavoro fatto con l’esordio, consolidando uno stile personale che parte da una base fondamentalmente soul per accogliere al suo interno elementi psichedelici e di space rock, ammorbiditi e coagulati dall’innaturale talento di Auerbach per sfornare tonnellate di melodie memorabili ed estremamente radiofoniche senza essere mai banale o piacione. Già dall’esordio con il singolo Keep On Dreamin’, “Electrophonic Chronic” si tinge di una velata malinconia che pervade l’intero long playing, trascinata ora da Auerbach (il singolo citato) o da Michels (la cover di “A Woman Will Do Wrong”, pezzo di Helene Smith del 1967, rititolata A Man Will Do Wrong). Anche quando si muove in area Black Keys (Behind The Eyes), le molteplici personalità degli interpreti fanno sì che il suono si mantenga peculiare rispetto alla più famosa band di Auerbach, al punto che un feroce ma breve assolo di chitarra di quest’ultimo perda quasi le connotazioni blues per volare in uno spazio senza tempo.
Decisamente più maturo dell’esordio, “Electrophonic Chronic” non fa solo dispiacere, umanamente e musicalmente, per la scomparsa prematura di Swift, ma fa sperare che i The Arcs pubblichino almeno parte del grosso quantitativo di materiale conservato negli archivi della band, e che, esaurito quello, non cessino di portare avanti questo progetto estremamente nostalgico ma al contempo estremamente fresco.
— 2023 | Easy Eye Sound —
IN BREVE: 4/5