Home RECENSIONI The Claypool Lennon Delirium – South Of Reality

The Claypool Lennon Delirium – South Of Reality

Il primo album di questo insolito duo, “Monolith Of Phobos” (2016), sembrava una di quelle estemporanee avventure alle quali Les Claypool ci ha abituati da quando, nell’ormai lontano 2000, aveva (temporaneamente) messo in stand by i Primus. Certo, era un’avventura molto ben riuscita, sorprendente quanto i due si fossero trovati bene insieme, ma non tanto da far presumere che un qualcosa di così bizzarro potesse andare molto oltre quell’album (e l’EP di cover uscito immediatamente dopo).

Invece tre anni dopo è arrivato un seguito, ma non è neanche questa la sorpresa. La sorpresa è il fatto che South Of Reality prenda le buone intuizioni dell’esordio e le magnifichi, le espanda e le perfezioni: stavolta il più giovane dei fratelli Lennon arriva preparato all’appuntamento con la leggenda della musica alternativa americana anni ’90 e guida l’album verso intuizioni melodiche straordinarie come quelle (e sottolineiamo il plurale) di Blood And Rockets o quelle (e sottolineiamo ancora una volta il plurale) di Amethyst Realm.

Entrambi sono musicisti di livello molto alto e ancora una volta decidono di sostenere da soli il peso di scrittura, esecuzione e produzione del disco; e se Claypool non è più lo scrittore originale di vent’anni fa, rimane comunque tutt’ora un bassista superlativo ed eclettico, mentre Lennon si prende un articolone come batterista su Modern Drummer e sforna assoli di chitarra gustosi e memorabili.

Chiaramente beatlesiano a tratti e chiaramente primusiano in altri tratti, “South Of Reality” è ambizioso e le sue ambizioni sono spesso lusingate dai risultati: dalle lunghe ma mai inconcludenti o onanistiche jam presenti (non pochi dei pezzi sforano la durata di sei minuti), dal contrasto tra le due personalità, entrambe estremamente forti, dalla commistione tra psichedelia (che è forse il vero trait d’union tra i due), il funk sghembo e indefinibile di Les Claypool e l’intuizione pop rock mai banale di Sean Lennon, appuntita per aver passato una vita ad ascoltare le sperimentazioni materne e ammorbidita per aver studiato un’intera vita il genio paterno.

Eclettico e mai banale, vira in direzioni imprevedibili (verso l’hard rock in Boriska, verso l’oriente in Cricket Chronicles Revisited) senza mai perdere la strada. I due sono anche ottimi amici, quindi non possiamo che auspicare un lungo e proficuo futuro per questo duo, futuro che magari potrebbe anche avere la funzione di evitare ulteriori danni alla reputazione dei Primus.

(2019, ATO)

01 Little Fishes
02 Blood And Rockets: Movement I, Saga Of Jack Parsons – Movement II, Too The Moon
03 South Of Reality
04 Boriska
05 Easily Charmed By Fools
06 Amethyst Realm
07 Toady Man’s Hour
08 Cricket Chronicles Revisited: Part I, Ask Your Doctor – Part II, Psyde Effects
09 Like Fleas

IN BREVE: 4/5