Quando ci si trova ad ascoltare il nuovo lavoro di un cosiddetto supergruppo, le alternative in genere sono le seguenti: l’album suona troppo simile a quelli della band principale del membro più influente del supergruppo (chi ha detto Atoms For Peace?); l’album è una porcheria messa in piedi per raccattare quattro spiccioli (chi ha detto Velvet Revolver?); l’album non è né carne né pesce e scorre via senza particolari sussulti (chi ha detto Audioslave?).
E poi c’è un’ulteriore ipotesi, purtroppo ben più remota, in cui l’album risulta essere il compendio in positivo delle diverse esperienze. Per i Dead Weather ci troviamo con questo Dodge And Burn nell’ultima casistica, più di quanto successo con i due dischi precedenti, “Horehound” del 2009 e “Sea Of Cowards” del 2010.
Dopotutto non potrebbe essere altrimenti, visto il calibro di Jack White e l’apporto tutt’altro che marginale di Alison Mosshart (The Kills), Dean Fertita (Queens Of The Stone Age) e Jack Lawrence (The Raconteurs). Ma mentre i primi due capitoli pubblicati a stretto giro peccavano un po’ di equilibrio (nel senso che c’era tanta roba buttata lì senza una particolare cura del dettaglio), qui sembra che i quattro abbiano voluto sfruttare al meglio il consistente lasso di tempo intercorso dall’ultima pubblicazione e gli scampoli ritagliati dalle rispettive occupazioni primarie, per riassestarsi in una dimensione più uniforme.
Il canovaccio seguito dalla band è sempre quello del garage insozzato da pulsioni blues, ma la schizofrenia, il nervosismo e l’informità di molti episodi passati riecheggiano solo sporadicamente (Three Dollar Hat ne è superba rappresentazione). Per il resto c’è un’evidente ricerca di punti di riferimento: White si assesta alle pelli e si diverte parecchio (vedi Too Bad), Fertita cura in modo meticoloso parti chitarristiche cariche di effetti (occhio ai primi due brani della tracklist), Lawrence accoda il suo basso alla batteria di White fungendo da cassa di risonanza, Mosshart si dedica a parti vocali più standard e lineari di quanto sentito finora dalla band.
Proprio dal punto di vista delle voci, i pericolosi accavallamenti si sciolgono: Alison dà vita ad alcune delle migliori performance della sua carriera (semplicemente meravigliosa in Open Up, Mile Markers e nella conclusiva Impossible Winner, una ballad da brividi che è il vero unicum nella produzione dei Dead Weather) mentre Jack sta al suo posto senza reclamare più spazio del necessario. Anche quando i due s’incontrano, come nel caso di Rough Detective, la distinzione è netta e pulita tanto da farne trarre vantaggio a entrambi.
Proprio per la natura di side project/valvola di sfogo, non saranno di certo una band come i Dead Weather e un disco come “Dodge And Burn” a cambiare le sorti del rock. Ma se tutti i supergruppi dessero alle stampe lavori del genere, ci sarebbe quasi da augurarsi che i progetti principali vengano riposti definitivamente in soffitta.
(2015, Third Man)
01 I Feel Love (Every Million Miles)
02 Buzzkill(er)
03 Let Me Through
04 Three Dollar Hat
05 Lose The Right
06 Rough Detective
07 Open Up
08 Be Still
09 Mile Markers
10 Cop and Go
11 Too Bad
12 Impossible Winner
IN BREVE: 4/5