Trip ai confini del delirio, sogni dilatati a dismisura o etno psichedelica ipnotica? Tutte e tre le cose, niente da scartare, nulla da schivare, tutto da ammassare in testa come una sana boccata d’erba strabiliante.
I The Dwarfs Of East Agouza (Alan Bishop al basso acustico, Sam Shalabi alla chitarra elettrica e Maurice Louca alle percussioni) rilasciano un disco, Bes (nome di un’antica divinità egizia che salvava dal malocchio), che ti dà botta e illuminazione insieme, oltre un’ora e quindici minuti di traveggole incantatorie, una jam psicotica e allucinata che gira intorno a suoni e nenie etniche, aromi egizi, sperimentazione, una, due, tre dimensioni oppiate tra tradizione e tecnologia moderna e un integrale cucuzzaro di fascino e atmosfere senza fondo.
Otto fluttuanti tracce che, ascoltate e riascoltate, finiscono per dare assuefazione, il combo crea situazioni sonore da suk infinito, colorato e magico, tracce ritmate, col sangue caldo e la sensualità di virtuosismi lussuriosi che prendono possesso dei punti nevralgici del moto corporeo e della testa. Addio, si parte.
Bastano l’orgia sensoriale che ondeggia in Clean Shahin, lo stordimento ovattato di Hungry Bears Don’t Dance o i rimbombi color ambra di Resinance per andare a finire a fare da tappezzeria tra allucinazioni e coma di beatitudini senza ritegno.
(2016, Nawa)
01 Baka Of The Future
02 Clean Shahin
03 Where’s Turbo
04 Hungry Bears Don’t Dance
05 Resinance
06 Museum Of Stranglers – Part I
07 Museum Of Stranglers – Part II
08 Museum Of Stranglers – Part III
IN BREVE: 4/5