La facilità con cui il dress code canoro di Matt Berninger, le trame musicali dei Dessner e le ritmiche marziali dei Devendorf sanno parafrasare lo spirito decadente delle relazioni umane degli anni Zero, è cosa risaputa. Meno palese, invece, è questa forma di alleggerimento del crepuscolarismo dilagante, che si evince in maniera sottile negli echi gentili della scrittura della ghostwriter Carin Besser, moglie di Matt Berninger e coautrice insieme al marito di molti dei testi della band di Cincinnati.
Tutto questo da “Boxer” (2007) in poi, fino ad arrivare all’ultimo lavoro, I Am Easy To Find, in cui tali sfumature del songwriting si percepiscono in maniera più evidente, impreziosite ed esaltate dalle voci femminili che si intersecano perfettamente con i toni baritonali di Berninger, generando convincenti equilibri sonori. Gail Ann Dorsey (già bassista e collaboratrice di David Bowie), Lisa Hannigan, Kate Stables, Mina Tindle (moglie di Bryce Dessner), Eve Owen e Sharon Van Etten sono le interpreti che accompagnano i National in questo ottavo lavoro in studio, registrato presso il Long Pond Studio – quello che si intravede sulla copertina di “Sleep Well Beast” (2017) – nella Hudson Valley, e autoprodotto insieme a Mike Mills, un neofita della produzione musicale.
Sì, proprio il regista cinematografico e autore di molti video di gruppi e artisti della scena indipendente mondiale come Air, Blonde Redhead, Everything But The Girl, Moby, Beth Orton, circa un anno fa contatta Berninger e soci perché interessato a una collaborazione che potesse fondere cinema e musica. Da questo sodalizio artistico è venuto fuori, oltre al disco, un corto cinematografico con protagonista il Premio Oscar Alicia Vikander. Ventisei minuti in bianco e nero che raccontano l’intero arco di vita di una donna, magistralmente interpretata dalla Vikander, intervallati da spezzoni del disco che fungono da colonna sonora.
Sedici brani, il lavoro più lungo dei National nonché tra i più illuminati e infarciti di increspature sonore che squarciano le tenebre del predecessore. Se “Sleep Well Beast”, uscito poco meno di due anni fa, si era contraddistinto per una cupa monocromia di suoni, puntellata da un approccio elettronico generante atmosfere più algide, “I Am Easy To Find” è un disco luminoso, che abbandona la verticalità nevralgica della voce di Berninger per aprirsi a un’orizzontalità inclusiva di voci e strumenti.
A favorire questo processo, oltre alle suddette voci femminili c’è il Brooklyn Youth Chorus, che conferisce solennità sia agli intermezzi Her Father In The Pool e Underwater sia alla più costruita Dust Swirls In Strange Light. Ci sono, parimenti, le orchestrazioni curate da Bryce Dessner che danno maggiore ampiezza agli arrangiamenti. I poco più di sessanta minuti del disco scorrono inesorabili tra esperimenti di chitarre effettate (You Had Your Soul With You), ballate avvolgenti (Quiet Light, Oblivions), sinergie tra voci e piano (I Am Easy To Find), stratificazioni sonore che sanno di avanguardia (So Far So Fast), vecchie conoscenze riprese e tirate a lustro per l’occasione (Rylan) e riff di piano emotivamente disarmanti (Light Years).
Not In Kansas con il suo arpeggio limpido e circolare ha uno dei testi più belli e complessi dell’album. Tra citazioni di “Lifes Rich Pageant” degli R.E.M. (“Begin the begin over and over [..] they flowers cover over everything”) e la ripresa di un estratto di “Noble Experiment” dei Thinking Fellers Local Union 282, è un brano dall’epica dylaniana destinato a trovare un posto di rilievo nel canzoniere dei National. Gli intenti del disco sono chiari: aprirsi alla luce mettendo in mostra la propria anima. Sapevano che non sarebbe stato facile, eppure…
(2019, 4AD)
01 You Had Your Soul With You
02 Quiet Light
03 Roman Holiday
04 Oblivions
05 The Pull Of You
06 Hey Rosey
07 I Am Easy To Find
08 Her Father In The Pool
09 Where Is Her Head
10 Not In Kansas
11 So Far So Fast
12 Dust Swirls In Strange Light
13 Hairpin Turns
14 Rylan
15 Underwater
16 Light Years
IN BREVE: 4,5/5