Neanche a farlo apposta, l’ultimo brano con cui undici anni fa i Raconteurs chiudevano il loro sophomore “Consolers Of The Lonely” era una southern gothic ballad, “Carolina Drama”, dal finale sospeso, in cui i bardi di Detroit ci invitavano a chiederne lumi al lattaio. Ebbene, se quest’ultimo qualcosa avrebbe potuto dire sull’esito del drama, diversa fortuna avrebbe trovato una domanda su un loro ritorno discografico.
Con Jack White impegnato su altri fronti, solisti e non (vedi The Dead Weather), il progetto Raconteurs era stato relegato in soffitta fino a che lo stesso White, durante la scrittura di “Boarding House Reach” (il suo disco del 2018), sottopone a Brendan Benson una versione embrionale di Shine The Light On Me, dando il La al processo creativo di questo terzo capitolo discografico. Anche per questo disco, insieme a White e Benson hanno completato la formazione Jack Lawrence al basso e Patrick Keeler alla batteria (The Greenhornes). Autoprodotto sotto la supervisione di Joshua V. Smith, già collaboratore di White al mixaggio negli ultimi suoi dischi solisti, Help Us Stranger è stato registrato presso i Third Man Studios di Nashville e mixato sempre nella città dello Stato del Tennessee ma presso i Blackbird Studios.
Il risultato è un granitico blues’n’roll con innesti fuzz qua e là e con accelerate garage che disegnano il tipico DNA dei Raconteurs. A Bored And Razed il compito di un’apertura fastosa, con un riff di chitarra dinoccolato e sensuale che disegna traiettorie coinvolgenti che teletrasportano l’ascoltatore in ambienti musicali conosciuti. Sulla stessa falsariga vorticosa si pongono le scosse sonore hard’n’blues di Don’t Bother Me e del singolo Sunday Driver, parabola garage rock sui compassati automobilisti della domenica. Help Me Stranger è una sintesi folk-blues in cui imperversano le schitarrate fuzzy di White, che conferiscono al pezzo venature rock.
Non mancano episodi in cui il songwriting di Brendan Benson è più evidente, come nella ballad Only Child che strizza l’occhio a sonorità più pop contaminate da sprazzi di psichedelia che tanto devono ai Beatles, o come nel blues sentimentale di Now That You’re Gone che inanella una serie di interrogativi post relazionali. C’è anche spazio per una cover, Hey Gyp (Dig The Slowness) del cantautore britannico Donovan, cui viene data una veste nuova, meno folk e più blues rock, senza però alterarne la struttura e lo spirito originari – si ascoltino le parti di armonica a bocca suonate per l’occasione da Benson. La conclusione è affidata a Thoughts And Prayers, un flusso di coscienza folk blues culminante nell’accelerata finale di violini che genera scenari visivi bucolici: l’immagine di pensieri affidati al vento che soffia sulle verdi distese del Tennessee.
I Raconteurs, dopo undici anni di assenza, dimostrano una solidità sia negli intenti sia nella loro realizzazione, che giustifica la permanenza in questa comfort zone sonora. Un riappropriarsi dei propri abiti musicali, nella maniera in cui sanno, sebbene l’universo circostante parli una lingua diversa, in cui le chitarre hanno perso centralità. “Help Us Stranger” non è una risposta definitiva all’interrogativo sul senso odierno del Rock e dei suoi territori limitrofi, né vuole esserlo, ma è un sussulto convincente di artisti del panorama Rock che, nel 2019, hanno ancora qualcosa da dire.
(2019, Third Man)
01 Bored And Razed
02 Help Me Stranger
03 Only Child
04 Don’t Bother Me
05 Shine The Light On Me
06 Somedays (I Don’t Feel Like Trying)
07 Hey Gyp (Dig The Slowness)
08 Sunday Driver
09 Now That You’re Gone
10 Live A Lie
11 What’s Yours Is Mine
12 Thoughts And Prayers
IN BREVE: 3/5