Presenti ormai sulle scene post-hc e alternative rock da più di vent’anni a questa parte, nella loro undicesima fatica i Thrice si muovono abilmente tra scenari acustici e scarni e altri più elettronici, saldamente ancorati alle influenze degli esordi, situate tra grunge, folk e punk. Le liriche del frontman Dustin Kensrue sono da sempre elevate a vere e proprie poesie, rappresentando uno dei principali punti di forza del gruppo anche nel caso di Horizons / East, dove l’ascoltatore è condotto per mano attraverso un viaggio interiore che vede come obiettivo finale la realizzazione dell’individuo.
La sinestesia creata dai synth di Teppei Teranishi e dai drum riff di Riley Breckenridge di The Color Of The Sky, i cui paesaggi sonori raccontano una spedizione oltre i limiti del conosciuto, apre le porte all’ottima Scavengers, brano armonico e perfettamente bilanciato che si avvale della carica energica delle chitarre, di una bassline incisiva e parti melodiche nel bridge e nel ritornello. Il basso ingombrante della più politica Buried In The Sun rimanda ai Fugazi di “13 Songs” (1989) e sottolinea lo sdegno nei confronti delle modalità e dei reali obiettivi degli interventi militari americani all’estero.
Stempera gli animi la tregua scandita dal piano jazzato e i giri di batteria della notevole Northern Lights, che cita perfino la celebre opera di Edward Hopper “Nighthawks” (1942), rialzando successivamente i toni con la risoluta Summer Set Fire To The Rain. Le linee di basso di Eddie Breckenridge sono nuovamente protagoniste dell’intro della quieta Still Life, conclusa da alcuni dei guitar riff migliori dell’album, a cui fanno seguito gli strati sonori complessi e sovrapposti di The Dreamer.
Sebbene il disco risulti coerente nel complesso, il trittico finale in discesa è un po’ meno efficace delle altre tracce, forse perché privato oltremisura del mordente che di solito porta la band ad eccellere maggiormente, eccezion fatta per la stesura dei testi, sempre e comunque impeccabili, a cui fanno sfondo le atmosfere distopiche dell’apertura elettronica di Robot Soft Exorcism e il lento climax dal culmine drammatico di Dandelion Wine, seguiti dalla chiusura atmosferica ed echeggiante Unitive / East, accompagnata dal piano.
Immersivo e di buon impatto, “Horizons / East” mostra qualche piccola evoluzione interessante da parte del quartetto californiano e ne riconferma le qualità stilistiche e le capacità distintive, anche se non tocca i vertici raggiunti in precedenza con il ruvido e abrasivo “The Artist In The Ambulance” (2003) o il più complesso e interessante “Beggars” (2009).
(2021, Epitaph)
01 The Color Of The Sky
02 Scavengers
03 Buried In The Sun
04 Northern Lights
05 Summer Set Fire To The Rain
06 Still Life
07 The Dreamer
08 Robot Soft Exorcism
09 Dandelion Wine
10 Unitive / East
IN BREVE: 3,5/5