Certi personaggi è impossibile pensarli diversi da come li si è imparati a conoscere. E quindi te lo aspetti sempre fragoroso e velocissimo Thurston Moore, ai limiti della tollerabilità umana. Te lo aspetti sempre sonico, sempre giovane e sempre con la maglietta sgualcita stirata l’ultima volta mai. Invece la soglia dei cinquant’anni l’ha già superata da un po’ e bisogna ammettere che anche lui, persino lui che è stato giovanissimo guru di una New York più viva che mai, ha finito per assorbire il trascorrere inesorabile del tempo. E quando si oltrepassa il confine tra gioventù e maturità (non è il caso di parlare di vecchiaia), sono due le strade che un artista può intraprendere: continuare il proprio percorso senza decelerare mai, dritto fino in fondo, correndo sì il rischio di diventare macchietta di se stesso ma con l’opportunità di confermarsi icona. Oppure rimescolare le carte, mettere un freno alle arterie che pompano il sangue e dare retta al cervello che consiglia di fare qualcosa di più adatto alla propria anagrafe, correndo il rischio di rovinare quanto fatto di buono ma – anche qui – con l’opportunità di confermarsi icona. Era piuttosto chiaro già in tempi non sospetti che Thurston Moore, quale che fosse stata la strada imboccata, sarebbe abilmente riuscito ad aggirare i rischi puntando dritto alla leggenda. Ad ogni modo, l’opzione che ha prevalso è stata la seconda e Moore si presenta nuovamente in solitario con questo Demolished Thoughts, suo quarto lavoro interamente a propria firma, il primo però di un nuovo modo di approcciarsi tanto alla composizione quanto alla fedele sei corde. Il primo decisamente ed innegabilmente cantautoriale nell’accezione più piena del termine. Nulla di nuovo, si potrebbe obiettare. Ma la semplicità con cui Moore si scrolla di dosso decenni di cavalcate noise, centinaia di epilettiche esibizioni dal vivo e la radicata dimensione band è strabiliante. Anche perché il risultato finale è tutt’altro che un esercizio di stile: prodotto niente poco di meno che da Beck, “Demolished Thoughts” è un album con i fiocchi, ricercato, elegante, strutturato, in cui gli archi si accostano amabilmente alla chitarra acustica, il tutto sotto lo sguardo vigile di una sessione ritmica appena accennata. A metà tra un Nick Drake più solare e il folk psichedelico californiano, Thurston Moore ci regala gioielli come Blood Never Lies ed In Silver Rain With A Paper Key, un salmodiare di corde e frasi sussurrate che raggiunge livelli qualitativi altissimi. Gli affreschi di un artista che, pur mantenendo intatta la capacità di comporre rock corrosivo e pungente (vedi gli ultimi capitoli a nome Sonic Youth), si afferma in una dimensione parallela che fa di andamento slow e ritmi quiescenti il proprio manifesto.
(2011, Matador)
01 Benediction
02 Illuminine
03 Circulation
04 Blood Never Lies
05 Orchard Street
06 In Silver Rain With A Paper Key
07 Mina Loy
08 Space
09 January
A cura di Emanuele Brunetto