Per la verità “A Productive Cough” (2018) mi era piaciuto e lo stesso si può dire a buona ragione del successivo EP “Home Alone On Halloween” (2018), facendomi in buona sostanza rivalutare un gruppo che, pur senza disprezzarlo, non mi aveva mai esaltato e che annoveravo tra le tante band alt-rock con una certa attitudine “punk” (rigorosamente tra virgolette) di buon livello, ma incapaci di regalare particolari spunti e fare un salto di qualità.
Effettivamente An Obelisk, l’ultimo album pubblicato come sempre su Merge, sembra riprendere il percorso che era stato interrotto e lo fa con una certa sostanza sul piano del suono che quantomeno incuriosisce, perché mette in ballo qualcosa di diverso da ciò che le pubblicazioni nel genere ci propongono oggi, con un occhio al songwriting e un’attenzione che si era voluta sottolineare già con i due lavori citati poco sopra.
Probabilmente Patrick Stickles e compagni vogliono distinguersi tra i tanti gruppi made in U.S.A. eredi della tradizione indie e manieristica anni Novanta, che è ripresa dal grunge di gruppi di massa come Pearl Jam oppure Soundgarden: anche in questo caso ci provano con un disco che intanto è prodotto da un gigante come Bob Mould e che secondariamente – si fa per dire – ricerca la propria ispirazione in quel patrimonio incredibile che è la scrittura e l’attitudine selvaggia di Paul Westerberg e dei Replacements.
Le composizioni sono fulminanti e trasmettono subito grande energia, hanno un taglio aggressivo eredità del punk anglosassone, accentuato dalla voce che sembra quasi di sentire il primo John Lydon, di cui pure custodiscono nell’anima lo stesso atteggiamento irriverente e provocatorio. Si producono spacconate nei soli di chitarra che rievocano una certa epica anni Settanta/Ottanta, persino roba come Thin Lizzy, hanno un suono massiccio che è tipicamente Bob Mould e sparano pistolettate à la Replacements, appunto, ma quelli chiaramente più selvaggi di “Sorry Ma” o “Hootenanny” (Troubleman Unlimited, I Blame, Society, My Body And Me, The Lion Inside, Tumult Around The World).
È un disco che è la celebrazione di un mito, di un’epopea, quella del rock’n’roll, e probabilmente anche se non è e non sarà mai un caposaldo della storia della musica merita solo per questo tutto il vostro amore e la vostra devozione.
(2019, Merge)
01 Just Like Ringing A Bell
02 Troubleman Unlimited
03 (I Blame) Society
04 My Body And Me
05 Hey Ma
06 Beneath The Boot
07 On The Street
08 Within The Gravitron
09 The Lion Inside
10 Tumult Around The World
IN BREVE: 3/5