È una storia da film quella che Tobias Jesso Jr. ha alle spalle, una di quelle per cui certi registi farebbero follie pur di poterla raccontare: parte dalla natia Vancouver alla volta di Los Angeles per fare il bassista, fallisce, viene trattato uno schifo da quel mondo che sognava di conquistare, dopo quattro anni torna a Vancouver, si dedica alla madre malata di cancro, recupera un pianoforte con cui incide un paio di demo, invia il tutto a un pugno di artisti di fama e… centro! Arrivano le attenzioni giuste, esplode un hype irrefrenabile e debutta adesso con un album che ha fatto gridare tanti – forse troppi – al miracolo.
Al netto di questi contorni, che servono più ai comunicati stampa che a noi, Goon è certamente un esordio positivo: la costante del pianoforte che accompagna ogni brano dà una linea e un mood ben precisi al disco, oltre che un tocco di intimismo che giova all’atmosfera generale, aiutata in ciò anche dalla voce del canadese, flebile e insicura quel tanto che basta.
Altrettanto certo è però come Tobias di suo in quest’album ci abbia messo solo le storie, alcune ripescate a ritroso in esperienze realmente vissute (vedi Hollywood o Leaving LA, che riprendono il già citato periodo vissuto a Los Angeles fra pochi alti e tanti bassi), altre immaginifiche o poco meno. In quanto ad impianto musicale, infatti, di nuovo c’è ben poco. Lo ammettiamo, ci siamo sforzati di riconoscere un qualche punto di riferimento che non fosse necessariamente la premiata ditta Lennon/McCartney, ma è stato uno sforzo vano, perché anche quando altri nomi hanno fatto capolino nella nostra testa, erano pur sempre nomi che pagavano a loro volta pegno agli ex Beatles. Tobias fa ben poco per mischiare le carte in tavola, tanto che il quartetto di brani che apre “Goon” pare una vera e propria manifestazione d’intenti: fra tutte una Without You che lascia senza parole per la vicinanza a quel tipo si songwriting, ma è l’intero lavoro a vivere di questo continuo contatto coi Fab Four solisti.
Alla fine di un album nel complesso anche un po’ troppo lungo, vista l’assenza di diversivi al suo interno, ciò che resta sono poco più di 45 minuti di ascolto davvero molto piacevole, vissuti però con una continua sensazione di déjà vu che non permette a “Goon” di fare il salto di qualità.
(2015, True Panther)
01 Can’t Stop Thinking About You
02 How Could You Babe
03 Without You
04 Can We Still Be Friends
05 The Wait
06 Hollywood
07 For You
08 Crocodile Tears
09 Bad Words
10 Just A Dream
11 Leaving Los Angeles
12 Tell The Truth
IN BREVE: 3/5