È ormai qualche anno che lo spiazzante livello qualitativo (e quantitativo) raggiunto in ambito death metal è oggetto di discussione tra stampa specializzata e addetti ai lavori. Non che il genere abbia mai davvero sofferto una crisi come accaduto ad altri movimenti ben più popolari (vogliamo parlare di thrash ed heavy metal negli anni ’90?) ma qualche annata non particolarmente eccitante han dovuto patirla anche i più appassionati della musica estrema per eccellenza. L’inclusione di elementi progressivi (leggasi: Opeth), come anche per altre correnti, aveva permesso al genere di evolvere già un paio di decenni addietro ma sarà la necessità di confrontarsi con le radici più classiche la sfida vera dal 2010 in avanti. È in questo contesto che i canadesi Tomb Mold, con tre LP in tre anni (!) si stanno imponendo come una delle band di riferimento sulla scena mondiale, complice una fertilità compositiva che già di per sé non ha eguali ma che raggiunge status di straordinarietà se si tiene in considerazione la qualità del materiale proposto.
Planetary Clairvoyance arriva dunque a poco più di un anno di distanza dal suo predecessore, quel “Manor Of Infinite Forms” che mise un po’ tutti d’accordo nel 2018 e venne riconosciuto da molti come il miglior lavoro di impostazione classica degli ultimi anni. Anche in questo caso il risultato non sarà molto diverso, ci troviamo infatti di fronte a un disco pressoché perfetto, magistralmente composto e naturale prosecuzione di un sound efficace che, nella sua semplicità e accessibilità, è ormai trademark di una band spaziale.
Il disco è semplicemente la migliore espressione death metal “old school” degli ultimi vent’anni. Se si esclude l’evitabile strumentale Phosphorene Ultimate, tutto il lavoro è una sassata in pieno volto di ribollente materiale oscuro. C’è del sentore di Bolt Thrower nel suo soffocante incedere, accompagnato da atmosfere ambigue e vagamente doom tipiche di altri mostri sacri come gli Immolation. Il livello tecnico è elevato, ma non viene percepito come attributo essenziale di un platter che, forse proprio per la perfezione ostentata in ogni singola nota, rende inizialmente difficile il coinvolgimento emotivo che ci si aspetterebbe da un album tanto promettente. Ma “Planetary Clairvoyance” rimane in ogni caso un lavoro talmente pulito e ben confezionato che, sebbene non porti alcuna forma di evoluzione rispetto al suo predecessore, riesce comunque a stupire in ogni componente. Che siano le spettacolari linee di chitarra solista o la devastante sezione ritmica, il tutto viene al meglio rappresentato in una track che, oltre a essere highlight del disco, rappresenta perfettamente il livello di maestria raggiunto da questo ensemble pazzesco: Accelerative Phenomenae.
Altro centro pieno dunque, anche se qualche fanatico dell’evoluzione (come il sottoscritto) potrebbe già chiedersi quando e se i Tomb Mold si decideranno a intraprendere percorsi più avvincenti o se preferiranno proseguire ancora su questa autostrada che li ha comunque portati in un paio di anni a essere inseriti nell’olimpo del genere. Che la risposta possa arrivare già il prossimo anno? Intanto godiamoci l’attesa con questo pezzo di arte estrema.
(2019, 20 Buck Spin)
01 Beg For Life
02 Planetary Clairvoyance (They Grow Inside, Pt 2)
03 Phosphorene Ultimate
04 Infinite Resurrection
05 Accelerative Phenomenae
06 Cerulean Salvation
07 Heat Death
IN BREVE: 4/5