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Tune-Yards – Sketchy.

Tra gli artisti sotto contratto con la 4AD nell’ultimo decennio, i Tune Yards hanno saputo tenere altissimo il buon nome di un’etichetta dal gusto intrigante e inquietante. Nonostante le tesi che considerano i cromatismi del duo californiano (evitiamo di usare il termine afro pop) solo un escamotage per fuggire da logiche orecchiabili (nel 2014 Consequence Of Sound tacciò Nikki Nack di pseudo-tribalismo), i Tune-Yards sono riusciti a crescere maturando un groove sempre più caratterizzante. In più Merrill Garbus, fondatrice e autrice di gran parte del lavoro, costantemente impegnata a mettersi in discussione come donna e come artista, ha sempre affrontato questioni sociali che in alcune casi si sono rivelate armi a doppio taglio.

Dopo l’uscita di “I Can Feel You Creep Into My Private Life” (2018), che denunciava  apertamente le disuguaglianze razziali negli Stati Uniti, il duo si è trovato suo malgrado a replicare nuovamente a chi li accusava di attingere a grandi mani dalla poliritmia della tradizione africana, con grande difficoltà da parte di Garbus nel metabolizzare le critiche. Sketchy risente enormemente del disagio seguito alle polemiche, anche se non ne fa menzione alcuna. I temi trattati dall’album vanno dal diritto all’aborto (Nowhere, Man), alle disparità di genere (Make It Right), all’incapacità genitoriale (Hold Yourself).

Il disagio dei Tune-Yards intacca soprattutto la struttura sonora di “Sketchy”, per nulla altezza dei suoi predecessori. Ma andiamo con ordine: nel 2019, accantonati campionatori e sequencer in fase di scrittura, il duo ha iniziato a improvvisare per necessità distensive, Garbus al basso, Brenner alla batteria, una sezione ritmica standard. Nonostante in studio di registrazione si siano poi aggiunte tastiere, campionatori, synth, ukulele, kalimba, il freno più grande dell’album è la dominante ritmica. Merril Garbus è dotata di una nitidezza vocale talmente duttile da essere stata unica depositaria di melodia laddove si stratificavano poliritmi. Le battaglie tra i loop statici e i cromatismi vocali di Garbus, segno distintivo del duo, qui non trovano il giusto equilibrio.

La ripetitività di percussioni, bassi e drum machine in loop sovrastano la vocalità di Garbus, spesso sacrificata sull’altare di una cacofonia monotona, come succede a Nowhere, Man. Altra questione è l’assenza di compattezza: i cambi di registro vocali e strumentali, che nel caso del duo statunitense hanno sempre funzionato alla perfezione, peccano di ridondanza, come in Make It Right che non regge a dovere un goffo tentativo di crossover. C’è troppa esitazione nell’alternanza di pezzi più duri, ai confini dell’industrial (Nowhere, ManHomewrecker), pluri sincopati (Hypnotized), indecisi tra gospel e noise (Be Not Afraid), a tracce diametralmente opposte in termini di orecchiabilità (Hold Yourself o Under Your Lip), un po’ troppo inspirate a “Midnite Vultures” di Beck.

Quello dei Tune-YArds è un pop fuori dagli schemi, in termini di struttura e di prevedibilità. Il paradosso delle accuse di appropriazione indebita, mosse al duo di Oackland, era che l’anima digitale di “I Can Feel You Creep Into My Private Life” fosse molto più autentica di tanti altri album, anche coetanei dei Tune-Yards. Con “Sketchy”, invece, i Tune Yards fanno un passo indietro, trattenuti forse dal timore inconscio dell’essersi davvero appropriati di culture, suoni e proteste che di fatto non gli appartengono. Peccato, un’occasione persa per mostrare di cosa è davvero capace il duo statunitense a chi gli si avvicina oggi per la prima volta.

(2021, 4AD)

01 Nowhere, Man
02 Make It Right.
03 Hypnotized
04 Homewrecker
05 Silence Pt. 1 (When We Say “We”)
06 Silence Pt. 2 (Who Is “We”?)
07 Hold Yourself.
08 Sometime
09 Under Your Lip
10 My Neighbor
11 Be Not Afraid.

IN BREVE: 2/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.

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