Dopo essere riuscito a riprendere in mano la propria vita, uscendo dal tunnel della tossicodipendenza e della depressione, l’irrequieto Jonny Brown ha recuperato il progetto Twisted Wheel e reclutato tre nuovi musicisti: il bassista Harry Lavin, il chitarrista Ben Warwick e il batterista Ben Robinson. Ritornati sulle scene con il breve EP “Jonny Guitar” (2018), gli amici di vecchia data di Liam Gallagher, al quale hanno fatto inoltre da gruppo spalla per le date europee di Febbraio, hanno finalmente pubblicato il loro terzo album in studio, liberi da etichette discografiche.
Le danze si aprono con il singolo di matrice garage Nomad Hat, caratterizzato da buone linee di basso e ritmo sostenuto, che con i suoi quattro minuti carica adeguatamente l’ascoltatore. I Am Immune aumenta leggermente la velocità e pone taglienti riff di chitarra in primo piano, riprendendo le sonorità punk tipiche dei lavori precedenti di Brown. La più malinconica Black And Blue colpisce duro con un testo riferito alla depressione e un tributo alla poetessa Sylvia Plath, sorprendendo con un finale trascinante, mentre la voce di Jonny appare sempre più lontana. La sentimentale D.N.A. è l’anthem per eccellenza e uno dei brani di punta dell’album: inizialmente lenta e dominata dall’incedere della batteria e una chitarra acustica, aggiunge gradualmente pochi riff di chitarra elettrica, culminando in un’inaspettata esplosione dove aumenta i toni e la velocità.
Il percorso prosegue con la più distorta e dinoccolata Ghost Man, pezzo orientato in direzione psych rock presente nelle scalette dei live già da tempo, raggiungendo la metà del disco con la grintosa e breve Wheels Of Love, la cui principale protagonista è la batteria. Rallenta e cambia totalmente passo Wrong Side Of The Road, la quale riprende le atmosfere tipiche dell’anthem da cantare con il pubblico durante un concerto. La scatenata 2020 Vision è caratterizzata da melodie distorte ed è quasi solo strumentale, poiché a eccezione del titolo del brano urlato da Brown, è retta totalmente dalle ritmiche serrate delle percussioni e dai riff di chitarra.
L’ultima parte del disco è la più sperimentale e vede susseguirsi la semi-acustica Rebel che smorza i toni e si chiude in un’eco che introduce immediatamente la title track Satisfying The Ritual, caratterizzata da delle inaspettate sonorità trip hop, e infine la leggera Show Me, pezzo conclusivo dominato soltanto dal suono di un piano e di una chitarra acustica. Il rock‘n’roll fatto in casa di Satisfying The Ritual ha qualche imperfezione, ma a dispetto di ciò funziona e qualsiasi brano si presta benissimo a essere eseguito live, riuscendo nell’intento prefissato dalla band e andando perfino oltre le aspettative. Un risultato da non sottovalutare.
(2020, Autoprodotto)
01 Nomad Hat
02 I Am Immune
03 Black And Blue
04 D.N.A.
05 Ghost Man
06 Wheels Of Love
07 Wrong Side Of The Road
08 2020 Vision
09 Rebel
10 Satisfying The Ritual
11 Show Me
IN BREVE: 4/5