Cominciamo dal titolo dell’album, Peoples Temple. I più attenti ricorderanno questo pseudonimo in riferimento a un noto fatto di cronaca: nel novembre del 1978, infatti, l’omonima setta americana diede realizzazione al più grande suicidio di massa della storia, in cui morirono oltre novecento persone, convinte dal guru Jim Jones ad ingurgitare un liquido contenente cianuro. Ecco, niente sole cuore amore per questo terzo lavoro in studio di Tying Tiffany. E ciò, come se non bastasse l’esplicativo titolo, è reso ancora più evidente dalle lyrics dei dieci brani che compongono l’album. Ossessivi e martellanti, i testi nascondono – ma neanche tanto – cupe considerazioni sulla mancanza di valori e lo svuotamento dell’individuo nella società moderna. Questo, in poche parole, il concept di fondo che sta dietro “Peoples Temple”, parole messe in sequenza con cognizione di causa e non buttate là a casaccio giusto per accompagnare la musica. E poi c’è la musica, appunto, e anche lì qualcosa cambia per Tiffany. Si balla ancora, e pure tanto, perché la “formazione” electroclash di Tiffany è dura ad infrangersi e un po’ tutte le tracce si prestano allo scopo, futuri cavalli di battaglia dei dj-set tematici, c’è da scommetterci. Ma anche altro fa prepotentemente capolino, perché se l’attitudine post-punk è sempre stata nelle corde di Tiffany (vedi qui Still In My Head), sono invece i rimandi alla darkwave i protagonisti indiscussi di “Peoples Temple”. Un po’ di Depeche Mode nel languore di Storycide, un po’ di Sisters Of Mercy in One Breath (effetto raggiunto grazie anche alla collaborazione con lo svedese Fè, presente alla voce), un po’ di Siouxsie nel cantato di 3 Circles e Border Line. Non mancano, inoltre, puntate a sound decisamente più recenti, con i Telefon Tel Aviv che emergono in Miracle, i Ladytron in Cecille (in collaborazione con Costanza Francavilla) e in generale un tocco di EBM che si fa leggere fra le righe. Aggiungiamo a questo mix la produzione di Lorenzo Montanà, uno che in quanto ad elettronica sa il fatto suo, ed è facile comprendere ciò che ci si ritrova fra le mani: anima dark in un corpo tutto beat e campionamenti. Se Tying Tiffany aveva dunque bisogno di affermarsi come artista/musicista prima che come personaggio fuori dagli schemi e “pupa”, con questo “Peoples Temple” c’è riuscita alla perfezione, arrivando ad una maturità d’ispirazione che giustifica e legittima il successo fuori dai confini italiani (in verità anche maggiore che fra le quattro mura nostrane).
(2010, Trisol)
01 3 Circles
02 Storycide
03 Lost Way
04 One Breath
05 Still In My Head
06 Miracle
07 Cecille
08 Border Line
09 Ghoul
10 Show Me What You Got
A cura di Emanuele Brunetto