L’harsh noise che gli Uniform avevano tirato fuori con l’esordio “Perfect World” era già di suo piuttosto abrasivo, ma se ne riconoscevano con chiarezza il DNA, i punti di riferimento e gli obiettivi, ovvero il tentativo di dare vita a un post punk 2.0 in cui l’elettronica prova a fare con prepotenza le veci della strumentazione classica.
Con questo Wake In Fright il duo, forte del fondamentale supporto di un’etichetta estrema per concezione come la Sacred Bones, estremizza per l’appunto la propria proposta, orientandosi su territori ancor più di confine e liquidi, in cui ogni elemento si mischia all’altro fino a rendersi indistinguibile. I suoni su cui gira l’intero album sono senza dubbio più pesanti, a partire dal piglio thrash metal di pezzi come The Killing Of America e Bootlicker, passando per l’industrial d’annata dell’opener Tabloid e quello più moderno di The Lost, forte di stridenti venature techno.
La crosta punk c’è sempre ma nel formato hardcore di The Light At The End (Cause) e nell’ostico crescendo di Habit, la drum machine assassina che in Night Of Fear (e un po’ ovunque) t’accoltella alla schiena c’è anche, così come le tenebre spaziali della conclusiva The Light At The End (Effect). La voce lamentosa di Michael Berdan riesce nell’intento di risultare più tagliente delle stesse sferragliate partorite da Ben Greenberg, uno che sembra dormire col dizionario del noise sotto al cuscino assorbendone ogni parola.
È un’apocalisse cibernetica quella degli Uniform, non c’è ricerca, non c’è riflessione, ci sono solo urgenza espressiva, rabbia, rumore e schiaffoni sonori davvero, davvero pesanti. “Wake In Fright” è un disco che, così, risulta trasversale e difficile da inquadrare, ma che proprio per questo motivo potrebbe finire per soddisfare tutti quei palati inclini alle diverse sfumature del rumore.
(2017, Sacred Bones)
01 Tabloid
02 Habit
03 The Lost
04 The Light At The End (Cause)
05 The Killing Of America
06 Bootlicker
07 Night Of Fear
08 The Light At The End (Effect)
IN BREVE: 3,5/5